THEM – Sweet Hollow

Pubblicato il 15/10/2016 da
voto
7.0
  • Band: THEM
  • Durata: 00:54:12
  • Disponibile dal: 30/09/2016
  • Etichetta:
  • Empire Records

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Ci sarà un motivo se gli epigoni di King Diamond sono stati finora assai sparuti. La spiegazione è semplice: immaginare e dare vita a teatrali storie orrorifiche che possano ricordare, almeno a grandi linee, quanto udito in “Fatal Portrait” o “Abigail”, è un compito ostico e abbastanza rischioso. Cadere nel pacchiano, nel tronfio, pasticciare con le atmosfere e sfociare nel pretenzioso, o nel buffonesco, è molto più facile che portare a termine un disco di senso compiuto; obiettivo tanto più difficile da raggiungere se consideriamo che un falsetto aggressivo ed espressivo come quello del Re Diamante è merce rarissima in circolazione. Accogliamo quindi con un sospiro di sollievo prima e un convinto apprezzamento poi il concept album pubblicato dai Them, “Sweet Hollow”. La line-up consta di una serie di musicisti di grande esperienza, provenienti da Stati Uniti e Germania: Mike LePond (bassista) dei Symphony X, Kevin Talley (batterista), turnista transitato tra gli altri in Dying Fetus, Cattle Decapitation e Misery Index, Markus Ulrich (chitarrista), nelle fila di Lanfear e Septagon, l’altro chitarrista Markus Johansson (Sylencer), il tastierista Richie Seibel, anch’egli impegnato nei Lanfear. Infine, ecco sul ponte di comando Troy Norr “KK Fossor”, storico cantante dei Coldsteel. Proprio da linee vocali rimandanti a quelle del massimo nume ispiratore della band arrivano i segnali più confortanti, perché Norr va a nozze con tonalità così acute, utilizzate sapientemente non solo dal punto di vista esecutivo, ma anche se analizziamo il modo con cui le voci si rapportano alla musica e la interpretano. Il songwriting non si limita ad assecondare il registro vocale disponibile, ogni canzone ha vita propria pur essendo inserita nel concept e si staglia tumultuosa, forte di sviluppi ruggenti, prendendo abbrivio da aperture incalzanti e proseguendo su ritmi concitati, fra rutilanti cambi di tempo e avvampanti melodie chitarristiche. Una serie di ricami d’acciaio sospesi fra poesia e aggressione, affilati ma non privi di una raffinata musicalità. Ciò accade per una brillante commistione fra power americano ed europeo, una tinteggiatura sonora che rimarca le differenti estrazioni geografiche e artistiche dei componenti del sestetto. Compattezza e velocità non fanno quindi difetto a “Down The Road To Misery” e “FestEvil”, come abbondanti sono i preziosismi solisti e le partiture dotate di un pizzico di imprevedibilità. Non si connota di vere e proprie evoluzioni progressive, però “Sweet Hollow” non si incanala mai in schemi monotoni e col pilota automatico inserito, mettendo in luce anche arrangiamenti variopinti, su tutti giri di basso rari per complessità in ambienti classic metal. L’afflato gotico-teatrale ricade morbidamente su alcune composizioni, come nel caso di “Dead Of Night” e “When The Clock Struck Twelve”, mentre altrove (“Forever Burns”, “The Crimson Corpse”) il gruppo smette del tutto gli abiti barocchi e batte i ripidi tracciati del power/thrash, connotato di rimandi ottantiani e pesantezza dei giorni nostri. “Sweet Hollow” risente, nella valutazione generale, la semplice assenza di guizzi di genio cristallino: l’opera funziona nella sua interezza e nelle singole parti, palesando solo qualche rudezza non a tono nelle voci più maschie, ma non raggiunge nemmeno picchi artistici particolarmente elevati. Se si è esagitati fanatici del Re Diamante, potete comunque aggiungere un mezzo voto al numero apposto in calce: non è da tutti rapportarsi a certi suoni e tirare fuori un disco ben composto e suonato come questo!

TRACKLIST

  1. Rebirth
  2. Forever Burns
  3. Down the Road to Misery
  4. Ghost in the Graveyard
  5. The Quiet Room
  6. Dead of Night
  7. FestEvil
  8. The Crimson Corpse
  9. Blood from Blood
  10. The Harrowing Road to Hollow
  11. Salve
  12. When the Clock Struck Twelve
1 commento
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