7.0
- Band: THENIGHTTIMEPROJECT
- Durata: 00:48:27
- Disponibile dal: 28/06/2019
- Etichetta:
- Debemur Morti
- Distributore: Audioglobe
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A poco più di tre anni dall’omonimo esordio, Thenighttimeproject, il progetto ‘soft’ del leader degli October Tide (ed ex Katatonia) Fredrik ‘North’ Norrman, si rimette in pista con un nuovo album su Debemur Morti Productions. Si tratta decisamente di un periodo intenso per il chitarrista svedese – e per suo fratello Mattias, qui impegnato al basso – visto che l’ultima fatica dei suddetti October Tide, “In Splendor Below”, è stata appena pubblicata. Il nuovo “Pale Season”, tuttavia, è come previsto un’opera stilisticamente molto lontana dal death-doom in cui è solita cimentarsi la loro band principale: trattasi infatti ancora una volta di un alternative/progressive rock particolarmente malinconico e soave, dove su un impianto strumentale oltremodo leggero, talvolta punteggiato da synth e programming, si collocano e distendono ampie derive atmosferiche e una vena goth/dark che negli episodi più ritmati tende a farsi anche parecchio pronunciata. Vedendo i nomi dei musicisti coinvolti nella band, è ovviamente il caso di citare i Katatonia più accessibili come punto di riferimento principale, senza dimenticare spezie portate dall’ascolto di realtà affini come Porcupine Tree, ultimi Opeth e Anathema. Rispetto al debutto, si riscontra una maggiore accessibilità nelle linee vocali, talvolta supportata da ritmiche un filo più toniche – influenze probabilmente portate dal nuovo cantante/chitarrista Alexander Backlund e dal batterista Jonas Sköld, entrambi anche in forza ai Letters From The Colony – ma complessivamente “Pale Season” si conferma un altro lavoro abbandonato ad una profonda malinconia, dove anche le parti all’apparenza più determinate finiscono sempre per sfumare in docili cantilene. Un suono dunque pacato, fra nostalgia e inquietudine asfittica, dove ogni strumento è sottoposto ad un trattamento di rifinitura volto a smussarne tutti gli angoli. Questo processo sembra avere coinvolto pure il songwriting, visto che non sempre risulta facile distinguere le singole canzoni, tanto i vari episodi tendono a sfumare gli uni negli altri, senza fornire grandi picchi. Tuttavia, l’esperienza degli svedesi si sente – vedi pezzi come “Embers” o “Signals in the Sky”, quest’ultima forte anche di una bella prova al microfono di Heike Langhans dei Draconian – e nel suo insieme “Pale Season” si dimostra finisce per dimostrarsi curato e sensuale a sufficienza, potendo contare su qualche estensione della tavolozza sonora e cromatica, nonchè su una produzione e un’interpretazione assolutamente azzeccate.