8.0
- Band: THEOCRACY
- Durata: 01:06:23
- Disponibile dal: 13/10/2023
- Etichetta:
- Atomic Fire
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I Theocracy non sono una band molto prolifica, se consideriamo che questo loro nuovo full-length, “Mosaic”, è appena il quinto in vent’anni: tuttavia, quando questa formazione (spesso etichettata semplicemente come un gruppo ‘white metal’ o ‘christian metal’), capitanata dal cantante (ed ex chitarrista) Matt Smith, pubblica un disco, difficilmente passa inosservata, per la qualità delle composizioni, la bravura dei musicisti e lo squisito gusto melodico che ha sempre dimostrato nelle proprie pubblicazioni. Anche in questo caso, infatti, il gruppo statunitense non tradisce affatto le aspettative e si ripresenta con una line-up ormai abbastanza consolidata, arricchita però dall’innesto di Taylor Washington, senz’altro un ottimo chitarrista solista.
L’avvio della tracklist, per la verità, ci ha lasciato alquanto tiepidi, dato che l’opener “Flicker” è un pezzo power/speed alquanto canonico, molto alla Sonata Arctica, giusto per intenderci. Le cose cambiano sensibilmente però già dalla successiva traccia, tutt’altro che anonima, a dispetto del titolo (che invece è, appunto, “Anonymous”), perchè la band stilisticamente si sposta verso un prog/power metal melodico abbastanza intrigante.
Ci sono anche canzoni molto dirette, come “Return To Dust” o una ballata come “The Greatest Hope”, ma la direzione stilistica risulta in generale più orientata verso il prog metal, con affinità che ci hanno fatto molto pensare soprattutto a una band come gli Shadow Gallery: tanti cambi tematici e lunghissime divagazioni strumentali si succedono in tracce dove comunque non vengono meno un gran gusto per le melodie e una grande capacità di essere ‘emozionali’ con la propria musica, senza perdersi in sterili virtuosismi.
In quest’album, decisamente più che in passato, ritroviamo però in diversi brani anche decise sfumature thrash (ad esempio in “Sinsidious”, “Deified” o “Liar, Fool, Or Messiah”), sia di stampo classico (Flotsam And Jetsam, Exodus) che di tecno-thrash alla Watchtower.
La voce di Smith è sempre alta e pulita ma anche molto espressiva e versatile, con linee melodiche davvero azzeccate che, talvolta, ci hanno fatto pensare anche ad influenze mutuate dai grandissimi Rush. Un discorso a parte, va fatto poi per la conclusiva “Red Sea”, una suite di quasi venti minuti, che tra sonorità mediorientali, atmosfere alla Symphony X, splendidi intrecci vocali e tantissimo altro, conduce l’ascoltatore in un viaggio musicale assolutamente coinvolgente ed emozionante.
Insomma, pur essendo trascorsi vent’anni dai loro esordi, i Theocracy dimostrano di essere in forma più smagliante che mai, ritornando sulle scene con un gran bel disco, in grado di confermare ancora una volta le grandi qualità di questa band.