8.0
- Band: THERAPY?
- Durata: 00:31:20
- Disponibile dal: 05/05/2023
- Etichetta:
- Marshall Records
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Oltre trent’anni di carriera, sedici dischi, un approccio beffardo e personale che non ha mai perso smalto: questi sono da sempre i Therapy?, e “Hard Cold Fire” giunge tra noi a confermare tutto ciò.
I due dischi precedenti, pur senza mancare di brani interessanti e della loro cifra stilistica, ci erano sembrati leggermente sottotono, forse perché sembrava anche prevalere la loro vena più malinconica e apocalittica, rispetto al lato più spensierato, almeno musicalmente; qui torna invece sugli scudi il loro approccio più punk e cazzone, non privo tuttavia di quella componente acida e sardonica che ha sempre contraddistinto il trio di Belfast.
È giusta in partenza una menzione d’onore per il lavoro di Cooper dietro le pelli, che dopo vent’anni di onorato servizio conferma la propria importanza e riconoscibilità, pur andando a ripescare in certi brani, sapientemente, il suono dilatato, psicotico e quasi industrial che segnava i primi dischi – ai tempi dorati di Fyfe Ewing. Per il resto veniamo facilmente conquistati da pezzi veloci e istintivi – e fin qui nulla di nuovo, ovviamente – riff rocciosi e e linee vocali che si stampano in testa in fretta. Non solo i ritornelli, ma anche certi attacchi che ci confermano come Andy Cairns sia uno dei songwriter colpevolmente meno citati nella storia dell’alternative metal, vista la capacità di farci entrare nelle sue storie allucinate con la potenza di un Samuel Beckett, per citare uno dei loro autori di riferimento; lo testimoniano perfettamente il singolo apripista “Joy”, che fonde poi nel seguito sonorità ruvide e attitudine bubblegum, oppure la cupa ma esaltante “Ugly”. È il loro adrenalinico mix che non invecchia mai e che fa sempre venire voglia di trovarsi al pub con gli amici, alternando bisboccia (“They Shoot The Terrible Master”, “Mongrel”), rabbia, anche in ottica sociopolitica (“Bewildered Herd”) e momenti più intimisti (“To Disappear”, “Days Kollaps”).
Detto che è dura trovare momenti particolarmente bui nella carriera dei Therapy? e che ‘disco della maturità’ è una definizione opinabile e che lascia il tempo che trova, potremmo comunque dire che se avete apprezzato parimenti l’atmosfera alienata dei primi album, l’immediatezza della fase centrale, ma anche il taglio più graffiante e ‘radiofonico’ di dischi come “Never Apologise, Never Explain”, vi potete portare a casa il loro ennesimo, riuscitissimo disco.