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- Band: THIS EMPTY FLOW
- Durata:
- Disponibile dal: //2002
Da dove vogliamo cominciare, per parlare di questi This Empty Flow? Dubito siano in molti a ricordarsi di loro: nel 1996 Avantagarde pubblicò il loro debutto, “Magenta Skycode”, che già per l’epoca costituiva un caso decisamente a parte tra le produzioni della label italiana, trattandosi di ‘qualcosa’ di decisamente distante dagli standard delle loro produzioni estreme; in seguito a quel discreto debutto, orientato ad una darkwave sperimentale e depressiva contenente retaggi della loro esperienza death/doom metal sotto il nome Thergothon (altra formazione letteralmente sepolta dalla polvere e dal tempo, ma in questo caso non a torto), le tracce del trio finlandese si sono praticamente perse, ed è soltanto adesso che scopro che in questo limbo intercorso tra la pubblicazione di “Magenta Skycode” ed il nuovo “Nowafter”, la band non ha mai cessato di produrre autonomamente nuovo materiale attraverso release destinate ai soli cultori. Ringraziamo quindi la Eibon Records che, con questa nuova uscita, riesce a resuscitare una band dalle indubbie qualità proponendoci, nei sessantanove minuti di questo “Nowafter”, oltre a sei brani inediti, altre quattro tracce recuperate da “Three Empty Boys”, e tre da “Useless And Empty Songs”, rispettivamente rilasciati nel 1999 e nel 2000 dalla Plastic Passion del bassista Aku-Tuomas Mattila. Parlando delle tredici tracce che costituiscono questo gioiellino, non si può fare a meno di notare come il songwriting dei nostri sia decisamente migliorato con il passare del tempo, e come il sound della band sia riuscito ad evolversi ed ad incorporare nuovi elementi direttamente dalla scena trip-hop ed umori assai accostabili alle proposte di Radiohead, Coldplay o degli ultimi Anathema; echi dei The Cure ottantiani e dei Pink Floyd meno lisergici, soprattutto quelli dell’ultimo periodo con Waters (vale a dire dell’incredibilmente sottovalutato “The Final Cut”), riescono a riportare i nostri sul seminato e sulle coordinate espresse ai tempi di “Magenta Skycode”, come a ricordare che – nonostante la palese progressione stilistica rispetto al vecchio corso – le radici e le premesse di un tempo sono ancora adesso forti e presenti. La cosa che però rende davvero insolito “Nowafter” è che, pur nella sua evidente eterogeneità, l’insieme riesce a suonare assolutamente compatto tanto da non far pesare affatto gli anni intercorsi tra le recording sessions di materiale datato e più recente: un punto in più a favore di questi poliedrici musicisti, che conferma l’effettiva bontà della loro proposta e delle loro velleità artistiche. A questo punto, non posso far altro che consigliarvi “Nowafter”: una retrospettiva davvero fondamentale per comprendere il pur breve tracciato di una band geniale, rea esclusivamente di non essere mai stata baciata dalla sorte.