6.5
- Band: THIS OR THE APOCALYPSE
- Durata: 00:42:44
- Disponibile dal: 24/09/2012
- Etichetta:
- Lifeforce Records
- Distributore: Audioglobe
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Terzo studio album per questo quintetto di Lancaster, Pennsylvania, e terzo capitolo ad uscire per la Lifeforce che li ha scoperti e lanciati. La storia discografica dei TOTA è iniziata nel 2008, quando i Nostri hanno dato alle stampe “Monuments”: un album promettente, con un sound a metà strada tra Misery Signals e August Burns Red, che non aggiungeva nulla di realmente nuovo alla scena musicale e che lasciava intravedere buone possibilità di successo, specialmente per i lavori futuri. Nel 2010 i Nostri diedero alle stampe “Haunt What’s Left”, un disco che aveva fatto registrare una standardizzazione del suono, lasciando un po’ di amaro in bocca a chi si aspettava qualcosa di più particolare. Certo è che le mode sono il più delle volte imprevedibili, in quanto capita che riescano ad avere un successo strabiliante gruppi molto più ordinari e magari altri più particolari cadono nel dimenticatoio. Se è vero il detto che recita “Squadra che vince non si cambia” parrebbe proprio che ciò che ha portato i TOTA ad avere un discreto successo tra gli appassionati del genere in questione sia l’essere un po’ più ordinari senza prendersi troppi rischi. Le coordinate di “Dead Years”, quindi, non si discostano più di tanto dai precedenti lavori: abbiamo le solite strutture sincopate, clean vocals e ritornelli di facile presa, i classici breakdown, un’indole tragica ed evocativa che strizza l’occhio a certo screamo (Architects, Underoath). Il riffing è corposo ed è ben bilanciato sia con i frangenti più melodici che con quelli più urgenti. Insomma, commetteremmo una formale inesattezza se volessimo affermare che i Nostri non sono in grado di scrivere belle canzoni, la verità è che i pezzi che danno vita a “Dead Years” sono generalmente di una discreta qualità e pongono in evidenza delle oggettive capacità di songwriting. Per contro, ciò che sarebbe fuorviante non porre in rilievo è la mancanza di qualche elemento in più che possa riuscire a farceli distinguere in mezzo a questo marasma di uscite discografiche che affollano il mercato. In conclusione, il consiglio che ci sentiamo di dare è un po’ quello che diamo sempre quando ci troviamo davanti a dischi di questo tipo: se siete amanti di queste sonorità fatevi sotto, altrimenti passate tranquillamente oltre.