7.5
- Band: THORIUM (BEL)
- Durata: 00:54:04
- Disponibile dal: 05/03/2021
- Etichetta:
- Freya Records
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Il Belgio non è certamente una delle provenienze più quotate dagli appassionati di musica heavy metal, anche se ignorarne del tutto le proposte equivarrebbe a dimenticarsi di una grandissima formazione come gli Ostrogoth, il cui trittico di album usciti negli anni ’80 rappresenta ancora oggi un ascolto sfavillante per qualsiasi defender che si rispetti. Ebbene, sono ben tre i membri dei più recenti Thorium a poter vantare un vissuto, seppur breve, all’interno della line-up menzionata poco sopra, il che rappresenta una premessa magari non particolarmente invadente, ma comunque sufficiente ad alimentare le aspettative per una piacevole carica di acciaio classico e melodico, dal forte retrogusto epico, anche grazie ad un concept basato sui grandi imperi della storia.
Effettivamente, sin dalla opener “Exquisite”, preceduta dall’intro acustico “Dreams Of Empire (A Pastorale)”, pare che la band abbia tratto ottimi insegnamenti tanto dall’esperienza negli Ostrogoth, quanto da un esordio omonimo gradevole, ma ancora acerbo, risalente ad ormai tre anni fa. Il suddetto brano apre infatti le danze con grinta e velocità, nonché con un sapiente utilizzo degli stilemi tipici del heavy/power metal alla vecchia maniera, ben maneggiati e gestiti da una line-up di musicisti comunque ben consci delle proprie doti tecniche, in particolar modo per quel che riguarda il vocalist David Marcelis (Black Knight) e la coppia di axemen Tom Tee e Dario Frodo. “Powder And Arms” e “Where Do We Go” raffreddano i proverbiali bollenti spiriti, incarnando però una squisita manifestazione del midtempo classic metal da avventura, grazie alle entusiastiche atmosfere rappresentate e ad una musicalità dal mood crescente. Nei primi secondi di “More Than Meets The Eye” udiamo distintamente il basso impugnato da Kurk Lawless, che ci accompagna all’interno di un brano che trasuda Accept da ogni riff, anche se col sopraggiungere della maideniana titletrack inizia a serpeggiare nella mente del fruitore quel leggero senso di piattezza di cui abbiamo già parlato recentemente in riferimento ad altri prodotti analoghi. Per fortuna ci pensa “The Old Generation” ad avviare la seconda metà omaggiando, per l’appunto, la nostra amata vecchia generazione di metallari grazie ad una fucilata affilata e fomentante, da noi attesa da ormai svariati minuti.
A livello strutturale la seconda parte differisce sostanzialmente per un motivo principale, che salta immediatamente all’occhio se si osserva la tracklist nella sua interezza: dopo la breve e devastante “Itching and Aching (Dead-Eyed Society)”, vi è infatti una lunga suite divisa in ben tre atti distinti – un intro, la traccia vera e propria e un outro – intitolata “1302”. Questa, in piena tradizione heavy/power di alto livello, offre una interessante varietà di situazioni ottimamente curate, compreso un soave bridge acustico e una fase finale degna degli Iron Maiden del miglior periodo. Inoltre, la presenza di ospiti del calibro di Jon Van Audenhove e Arjen Lucassen rende il tutto ancora più prezioso e ricco di elementi degni di essere ricordati.
Quello che abbiamo per le mani è sicuramente un lavoro imperfetto, che ad alcuni momenti memorabili ne affianca più di un paio trascurabili, tuttavia ammettiamo di essere rimasti davvero molto sorpresi, in quanto le vette alte raggiunte in quest’oretta scarsa di ascolto sono alte per davvero, decisamente sopra la media di altre formazioni appartenenti alla cosiddetta ‘new wave of traditional heavy metal’. Se la band saprà fare tesoro dei propri punti di forza, siamo certi che un ipotetico terzo lavoro potrebbe rivelarsi una vera e propria killer app per gli appassionati.