7.0
- Band: THREE DAYS GRACE
- Durata: 00:38:20
- Disponibile dal: 06/05/2022
- Etichetta:
- RCA
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A dispetto della saggezza popolare, che impone di non giudicare un libro dalla copertina, potremmo liquidare il nuovo album dei Three Days Grace già dall’artwork: perfetto nella forma, ma poco originale nella sostanza (peraltro richiamando un paio di copertine dei 36 Crazyfists di metà anni ’00). Detto che l’innovazione sonora non è mai stato un tratto distintivo della band canadese, possiamo dire che anche stavolta il quartetto dell’Ontario (che quest’anno festeggia un quarto di secolo di attvità) non ha deluso le aspettative, confermando il proprio ruolo di leadership nell’affollato ring del post-grunge/hard-rock mascellone d’oltreoceano. La doppietta iniziale composta da “So Called Life” e “I Am The Weapon” è il classico ‘body slam’ tutto potenza e singalong perfetto per aizzare il pubblico in un’arena – così come “Champion” riesce a trasformare la nostra Panda Special in un Monster Truck, provare per credere – ma curiosamente stavolta la parte migliore è rappresentata dai pezzi più riflessivi. Sarà l’effetto della pandemia, ma canzoni come “Chain Of Abuse” o “A Scar Is Born” (Lady Gaga scansati) conquistano subito grazie alla loro semplice positività, così come le varie “Lifetime”, “Redemption” e la title-track scaldano il cuore soprattutto grazie all’interpretazione di un Matt Walst mai così in palla, definitivamente emancipato dall’ingombrante figura dell’ex frontman Adam Gontier (soprattutto visto l’operato dei suoi Saint Asonia). Menzione a parte per il capitolo ospiti: se il connazionale Lukas Rossi dona una sfumatura maggiormente cantautoriale a “Neurotic”, gli arrangiamenti degli Apocalyptica rendono ancora più emozionante “Someone To Talk To”, ulteriore dimostrazione di come il quartetto canadese abbia definitivamente tatuato il cuore della copertina sui bicipiti palestrati. “One-X” resta un capitolo a parte, ma per il resto “Explosions” non sfigura rispetto alla discografia vecchia e nuova dei Three Days Grace, anzi.