8.0
- Band: THREE STEPS TO THE OCEAN
- Durata: 00:36:42
- Disponibile dal: 10/03/2015
- Etichetta:
- Tokyo Jupiter Records
Spotify:
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I Three Steps To The Ocean (o threestepstotheocean, com’è l’esatta dicitura attuale della formazione milanese) non hanno ancora sbagliato un colpo dalla loro nascita: la necessaria gavetta preparatoria a base di sala prove e primi concerti; il primo demo autoprodotto e omonimo; altre date importanti e puntate all’estero; e poi un lento ma costante crescendo di popolarità e consensi con i due dischi sulla lunga distanza, “Until Today Becomes Yesterday” e “Scents”, due lavori ben riusciti e pubblicati in maniera semi-indipendente. Qualche intoppo non voluto strada facendo ed una posizione di bassista sempre più vacante e instabile sono gli unici ‘nei’ ascrivibili alla storia di una band che, nel suo piccolo e nel piccolo della scena underground post- italiana, sta facendo tutte le cose per bene, con intelligenza, capacità e ragionato coraggio. Oggi i Nostri tornano in pista con un terzo full-length album, “Migration Light”, che conferma e amplia quanto di buono fatto finora dai ragazzi: dagli esordi quasi pacati e completamente sognanti di “Three Steps To The Ocean”, piano piano il gruppo sta indurendo il proprio suono, facendolo convergere verso lidi doom, psych, drone e post-black, senza per questo abbracciarne completamente le coordinate, bensì restando fedelissimo al proprio stile, ovvero un post-metal progressivo e strumentale basato prevalentemente sulla profondità delle atmosfere e su soundscape emozionali e ‘di pancia’. Se nel precedente “Scents” i threestepstotheocean avevano azzardato un esperimento vocale, seppur dotandosi di un vocalist esterno, in “Migration Light” ciò non si ripete, se si escludono delle apparenti vocals corali e indefinite di contorno, come ad esempio in “Sulaco”. Siamo però di fronte, probabilmente, al lavoro più dinamico e coinvolgente del combo, che in ambito strumentale ormai ha poco da invidiare a gruppi ben più blasonati di loro. La semplice ma particolarissima cover ‘rovesciata’ del disco introduce l’ascoltatore in un mondo apparentemente cittadino e palpabile, ma che in realtà si estende a dismisura verso i remoti anfratti inesplorati del cosmo, proprio come la musica dei threestepstotheocean, terrena ma spaziale, che grazie al sapiente uso dell’elettronica di Francesco Tosi, al poderoso e variegato incedere della sezione ritmica Galliverti/Logrieco e alle fantasiose trame della chitarra di Andrea Sacchetti è in grado di avvolgere l’ascoltatore in un’ondeggiante spira stritolatrice che soffoca e, allo stesso tempo, libera. Ai brevi quasi-intermezzi “Dust Bowl” e “Wooden Shelter”, con la prima che ci proietta in un’ipotetica ghost-town del Far West brianzolo tramite lente e lugubri splettrate, si contrappongono i magniloquenti affreschi delle varie “They”, “I End”, “Sur” e “Primordial Leavers”, con l’opening-track che conquista subito grazie alla sua immediata presa e con invece la song di chiusura che ipnotizza grazie ad un groove sincopato. La produzione di “Migration Light” è ottima, completamente a carico della band stessa, che ha trovato un suono pieno e roboante, senza con ciò perdere in raffinatezza e ‘sentore’ indie. Un grande e piacevole ritorno, dunque, per un nome che più passano gli anni e più acquista spessore e concretezza. Bravissimi.
N.B.: mentre la versione CD è edita dalla giapponese Tokyo Jupiter Records, il formato in vinile del disco è disponibile attraverso i tipi di Shove Records e Sangue Disken. “Migration Light” è anche ascoltabile e scaricabile dal Bandcamp della band.