7.0
- Band: THROES OF DAWN
- Durata: 01:06:01
- Disponibile dal: 20/08/2016
- Etichetta:
- Argonauta Records
- Distributore: Goodfellas
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La lenta evoluzione dei finnici Throes Of Dawn sembra finalmente aver trovato un possibile, ma comunque parziale, punto di non ritorno. Partita nella seconda metà dei Nineties come valido ensemble dedito ad un dark-gothic-black metal dall’ampio respiro, la compagine di Helsinki è andata centellinando sempre più le sue apparizioni discografiche, inversamente proporzionali al quantitativo di sperimentazione e allontanamento da lidi prettamente metal, invece crescenti in maniera esponenziale. Se “Quicksilver Clouds” (2004) era stato l’apice di un modo di praticare del sano metallo oscuro e sognante e se “The Great Fleet Of Echoes” (2010) aveva già dato abbondanti avvisaglie di dove sarebbe andato a parare il sound futuro del combo scandinavo, oggi, con il nuovo “Our Voices Shall Remain”, si scioglie qualsiasi riserva, accogliendo, dopo sei anni di silenzio, una band che mantiene la dicitura ‘metal’ solo per il suo passato e per il proprio backgorund. Difatti, in queste sette inedite tracce, per un totale di oltre un’ora di musica, i Throes Of Dawn si lanciano a piena ispirazione nei territori arditi e (un po’) trendy del post-progressive metal atmosferico, dove però il termine ‘metal’ può benissimo essere sostituito da quello ‘rock’ senza tanti pericoli di sbagliarsi. La produzione è leggera e snella, anche quando le chitarre elettriche e le ritmiche si fanno un pelo più sostenute, la voce è completamente pulita e pacata, l’atmosfera è sì crepuscolare e decadente ma per nulla oppressiva e cupa, ricordante la poesia e la magia di un tramonto che placido smorza la luce per prepararci ad una notte tranquilla e senza incubi. Addirittura sembra un controsenso associare questi pezzi ad un gruppo chiamantesi Throes Of Dawn, in quanto nulla vi è di convulsivo ed angosciante nella musica quasi serena e pacifica di Jani Heinola e Henri Koivula. Chiaro, a leggere i titoli dei brani, si può supporre che le lyrics non siano il non plus ultra della positività, ma non avendole sottomano ci limitiamo a giudicare le emozioni/sensazioni che ci trasmettono le sonorità udite. Il bellissimo artwork del nuovo Messia delle copertine delle band metal, il rumeno Costin Chioreanu, rende un po’ più appetibile questo buon platter di musica riflessiva e placante (forse fin troppo), edito dalla nostra intraprendente Argonauta Records. Echi prepotenti di Pink Floyd – soprattutto nei sontuosi e infiniti soundscape atmosferici, contornati da assoli e psichedelia pregevoli – e poi ultimi Anathema, ultimi Solstafir, il Devin Townsend non metallizzato, qualche reminiscenza rugginosa dei Tiamat di “A Deeper Kind Of Slumber”: questi, a grandi linee, i riferimenti principali a cui ci si può ancorare per spiegare la nuova incarnazione dei Throes Of Dawn, che ci deliziano nei primi tre quarti d’ora di disco (“Mesmerized”, “Lifelines” e la più movimentata title-track i brani più avvincenti), perdendo poi mordente e lasciando andare alla deriva l’attenzione dell’ascoltatore nelle due canzoni conclusive, “One Of Us Is Missing” e “The Black Wreath Of Mind”, pesantine da digerire solo perchè poste al termine di un ascolto già impegnativo. Un lavoro di gran classe, comunque, certamente apprezzabile da chi mastica sonorità progressive (rock più che metal) in ampia dose. Bel rientro, ragazzi.