6.5
- Band: THY ART IS MURDER
- Durata: 00:38:17
- Disponibile dal: 18/08/2017
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Dopo due anni dal clamoroso abbandono del vocalist e frontman CJ McMahon a causa di condizioni economiche precarie ritenute insoddisfacenti riguardo all’attività della band, oggi i Thy Art Is Murder ricalcano la scena a seguito del ritorno in pianta stabile dello stesso cantante, che deve comunque aver ritenuto più proficuo continuare la propria carriera piuttosto che appendere definitivamente il microfono al chiodo. “Dear Desolation” quindi rappresenta un comeback discografico per certi versi inatteso dagli stessi fan, che possono invece oggi godere di nuovo materiale musicale da parte degli australiani. Considerate le condizioni generali, sembra che il gruppo abbia preferito in questo frangente continuare a comporre canzoni sulla falsariga del loro passato, non discostandosi poi molto da quanto messo in mostra nelle precedenti uscite discografiche. Il perno centrale della loro musica infatti, rimane un’unione piuttosto fluida tra sprazzi di violenza derivanti direttamente dal death metal misti agli immancabili breakdown sincopati che hanno segnato la storia del gruppo e del genere deathcore in generale. Una fusione che riesce ai Thy Art Is Murder piuttosto bene, grazie a delle strutture alquanto snelle che rendono scorrevole l’andazzo delle canzoni, evitando quasi sempre l’effetto sorpresa e preferendo invece insistere su elementi sicuri e dal facile piglio per l’ascoltatore medio di questo genere. Spiace notare come l’episodio più “personale” dell’album (“The Son Of Misery”), rappresenti in realtà un omaggio fin troppo palese ai Behemoth del periodo “Evangelion”, mentre sembrano funzionare meglio gli scambi ben rodati tra i membri della band messi in mostra in “Man Is The Enemy”, “Slaves Beyond Death” e nelle battute finali rappresentate da “Fire In The Sky”. Agli elementi sopracitati, si aggiunge esattamente come in passato, un marcato alone atmosferico incarnato da alcune lead guitars che, per quanto scontate, aggiungono un minimo di profondità a brani che rischierebbero altrimenti di risultare degli anonimi assalti di pura violenza e poco cervello. Dal canto suo McMahon contribuisce con le sue linee vocali alquanto caratterizzanti, a rendere personale ogni brano, concentrando come sempre la sua attenzione sugli aspetti più oscuri della religione e le implicazioni morali da essi derivanti. Nel complesso, “Dear Desolation” si configura come una partita in casa giocata dai Thy Art Is Murder secondo le loro regole e seguendo tutti i crismi ed i canoni del caso, senza rischiare niente e preferendo mantenere un rapporto di intesa e confidenza con il proprio pubblico: il risultato finale non potrà certo essere ritenuto originale o ambizioso, ma a conti fatti il nuovo full-length saprà nuovamente destare attenzione intorno al combo australiano ripartendo esattamente da dove si erano fermati pochi anni fa.