6.5
- Band: THY ART IS MURDER
- Durata: 00:38:28
- Disponibile dal: 26/07/2019
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Ben più solidi e affidabili di una realtà allo sbando come i Suicide Silence ma, al contempo, lontani anni luce dall’efficacia e dalla maturità compositiva degli eterni punti di riferimento Whitechapel. Sembra essere questa la dimensione in cui si aggirano irrequieti Thy Art Is Murder, promessa mai del tutto esplosa del circuito death-core giunta con “Human Target” all’importante traguardo della quinta fatica sulla lunga distanza, tra una cura ineccepibile per la forma (artwork di Eliran Kantor, produzione del sempre più richiesto Will Putney, ecc.) e una formula all’apparenza incapace di compiere il grande salto.
Per l’ennesima volta in carriera, il gruppo australiano confeziona una serie di tracce-caterpillar che fanno di impatto stordente e visceralità palpabile le fondamenta su cui erigere il loro muro di suono, attingendo a piene mani dal bacino di un disco come “A New Era of Corruption” per poi contaminarne le acque con influssi di varia natura e pregnanza, da richiami al death frenetico dei Cryptopsy a sottili digressioni black. Una proposta che il quintetto, fomentato dalle caustiche invettive al microfono di CJ McMahon, gestisce a menadito e con l’autorevolezza di chi conosce perfettamente i propri punti di forza, ma che nonostante l’indubbia aitanza di fondo continua a non esaltare al 100%. L’album parte benissimo con la titletrack e la tripletta “New Gods”/“Death Squad Anthem”/“Make America Hate Again”, centrando il bersaglio grosso anche in occasione della possente “Atonement”, tuttavia non riesce a fare a meno della solita manciata di episodi ‘standard’ che – a fronte del suddetto curriculum – faticano a trovare una giustificazione convincente.
L’impressione è che anche nel 2019 ci si fermi a pochi passi dal più bello; anziché gettare benzina sulle fiamme del loro impeto, i Thy Art Is Murder scelgono di ricorrere al mestiere per aggirare l’ostacolo di uno sforzo compositivo maggiore, appiattendo parte del lavoro su coordinate death-core tanto sicure quanto abusate. Con Phil Bozeman e compagni ormai irraggiungibili e sfidanti come i Fit For An Autopsy dallo stile sempre più intraprendente e agguerrito, tutto questo comincia a diventare un problema.