
8.0
- Band: THY MAJESTIE
- Durata: 00:54:43
- Disponibile dal: 21/10/2000
- Etichetta:
- Scarlet Records
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Siamo all’alba del Duemila e nel bel mezzo dell’esplosione – in Italia – del power metal sinfonico, cinematico, carico di passaggi epici, barocchi, medievaleggianti e con liriche spesso tratte da opere fantasy.
In quel calderone, alcuni gruppi raggiunsero fama e visibilità notevoli, tanto da arrivare fino ai giorni nostri, come i Rhapsody (allora senza ‘Of Fire’) del clamoroso “Symphony Of Enchanted Lands” o i Labyritnh di “Return To Heaven Denied”, ma vi furono anche alcune realtà che rimasero o più locali o, potremmo dire, più di nicchia, molto amate dagli addetti ai lavori e dagli appassionati. Potremo citare gli Heimdall di “Lord Of The Sky” e i White Skull di “Tales From The North”.
Ma il sestetto che si è ritagliato questo spazio tra i Bellissimi proviene dalla Sicilia, ed è un gruppo che ha visto la propria nascita nel 1998 grazie all’incontro tra il tastierista Giuseppe Bondì e il batterista Claudio Diprima. Sono infatti loro il nucleo embrionale dei Thy Majestie, attorno ai quali si sono via via uniti i due chitarristi Giovanni Santini e Maurizio Malta, il cantante Dario Grillo e il bassista Michele Cristofalo, che venne sostituito poco dopo con Dario D’Alessandro. Dopo un primo demo, intitolato “Sword, Crown And Shields”, proprio agli inizi dell’anno Duemila diedero alle stampe un grande disco, “The Lasting Power”.
Nelle quindici tracce che lo compongono, troviamo un andamento molto simile a “Nightfall In Middle-Earth”, ossia una sorta di narrazione in musica, dato che ben nove pezzi sono brevissimi e fanno da ponte a diverse scene principali. Queste tracce raccontano le vicende presenti nel libro “La Spada Di Shannara” di Terry Brooks: Umani, Gnomi, Nani, Troll e le loro battaglie, mentre nei piccoli intermezzi troviamo echi di lotte come in “March Of The Damned”, momenti di vita vissuta dentro una locanda in “Durnovaria”, oppure marcette medievali come in “…At The Village”. Le canzoni più complesse, per durata e per struttura, sono la pomposa “Wings Of Wind”, tra tastiere usate come squilli di tromba e un cantato musicale, “Under Siege” con i suoi otto minuti di epica, tra cori, accelerazioni, assoli e momenti di pathos con riff potenti, “Treachery”, ovverosia la power ballad del disco, con soprani, tenori e contralti registrati al Teatro di Palermo, “Sword Of Justice” con l’incipit tipicamente power e uno svolgimento in mid-tempo, e in conclusione la potente “Time To Battle”, degno epilogo barocco di questo esordio sulla lunga distanza.
Nel momento di maggior picco delle uscite nostrane, non era sicuramente facile ritagliarsi un proprio spazio, e i Thy Majestie, accasati presso la Scarlet Records, trovarono l’ispirazione per un disco che trasportava in altri mondi, con un gran gusto per le melodie e per i momenti narrativi, con la voce del narratore che in spezzoni di canzone faceva calare appieno l’ascoltatore nella storia raccontata.
Anche se quel momento di espansione del fenomeno power nelle nostre terre è via via scemato, guardare indietro fa notare come alcune uscite fossero frutto di grande passione, e come la commistione tra musica classica/lirica e il metal sinfonico avesse delle peculiarità differenti dalla produzione estera. Con questa analisi, pensare che già dal primo album i sei ragazzi siciliani avrebbero potuto vivere il grande salto, fa riflettere anche sul fermento che c’era allora attorno a questo genere.
Col senno di poi, questa prima uscita sarebbe potuta essere una ‘sliding door’, fungendo da trampolino verso palchi più importanti, e nel vero senso della parola, dato che i Nostri furono contattati dai Kamelot come spalla. Ma i nostri rinunciarono, perché era già in preparazione il successore di questo “The Lasting Power”, un altro concept, “Hastings 1066”.
Questa però è un’altra storia. E un altro bel disco.