9.5
- Band: TIAMAT
- Durata: 01:20:00
- Disponibile dal: 01/08/2007
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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La Century Media ha deciso di ristampare i grandi lavori del passato, quegli stessi che contribuirono, e non poco, a fare della Century Media una delle più grandi label europee. L’etichetta tedesca deve congratularsi con il suo intuito infallibile di talent scout dei primi anni ’90 e dei capolavori pubblicati quasi contemporaneamente da gruppi come Moonspell, Samael, Tiamat. La ristampa di “Wildhoney” è a dir poco lussuosa, aiutata dal già stupendo artwork originario, con l’aggiunta dell’EP “Gaia”, di un intero concerto tenuto dalla band svedese a casa propria nel 1994 e ben 3 videoclip come bonus. Per questo motivo la ristampa è meritevole di attenzione e un obbligo per chi è arrivato tardi, colpa dell’anagrafe, o chi si era lasciato colpevolmente scappare uno degli album più belli che l’universo metal sia riuscito a portare nel firmamento. Ma, vista l’occasione, è doveroso parlare ancora di questo capolavoro: nel ’94 i Tiamat erano già una delle migliori rivelazioni death metal, grazie all’inserimento delle tastiere che rendeva il loro death metal sognante ma non per questo poco estremo. Dopo tre album, di cui due capolavori come “The Astral Spleep” ed il mastodontico ed irragiungibile “Clouds”, Edlund e Hagel le due menti di questo super gruppo svedese hanno deciso di spingersi oltre. “Wildhoney” è un album ancora death metal per certi versi, ma c’è tanta psichedelia, accenni ai Pink Floyd, per fortuna straripanti solo nella non esaltante “A Pocket Size Sun”, unico non monumento dell’intera release. Ad entrare più facilmente nel mondo dei sogni e delle sensazioni ci pensano brevi ma elaborate introduzioni tra un brano e l’altro. Mentre l’opener “Whatever That Hurts” fa da ponte tra il precedente “Clouds” ed il nuovo corso della band, “The Ar” dimostra tutta la classe della band, mentre “Gaia” e la ninna nanna “Do You Dream Of Me” esaltano le qualità di un gruppo che è andato oltre alla dimensione terrena del death metal, elevandolo e trasformandolo in qualcosa di etereo. “The Visionaire” è l’emblema di quanto i Tiamat riescano attraverso le loro visionarie teorie sulla musica ad ergersi a dimensione unica e per tutti irragiungibile. Peccato con ci sia stato modo di continuare su questi livelli perché con l’album successivo i ‘veri’ Tiamat si sono perduti in una dimensione confusa. Un gruppo che ha saputo far sognare. “Wildhoney”, album eterno.