7.5
- Band: TILL THE DIRT
- Durata: 00:46:10
- Disponibile dal: 25/08/2023
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Praticamente è andata così: Kelly Shaefer, voce e chitarra dei seminali Atheist e protagonista di album leggendari quali “Piece Of Time” e “Unquestionable Presence”, ha scritto alcuni pezzi per un suo progetto e li ha sottoposti all’attenzione di Scott Burns, leggendario produttore che, nei suoi Morrisound, ha forgiato il suono del death metal floridiano, lavorando con i gruppi più importanti della scena (Death, Morbid Angel, Cannibal Corpse, solo per citarne alcuni) nei loro primi album. Quest’ultimo, che aveva chiuso la carriera nel 2005 con “Frozen In Time” degli Obituary, ha accettato la sfida e “Outside The Spiral” è diventato realtà. Si aggiunga che anche gli altri musicisti coinvolti non sono certo dei perfetti sconosciuti: gli altri due Atheist, il bassista Yoav Ruiz-Feingold ed il chitarrista Jerry Witunski, oltre a Ian Waye e Dylan Marks, rispettivamente all’altra chitarra e batteria, e si capirà come le aspettative per questo debutto fossero discretamente alte.
Fatte queste doverose premesse, è necessario mettere in chiaro come la nuova opera di Shaefer sia lontana anni luce dalla sua creatura principale: ciò che suonano i Till The Dirt è un metal estremo che sarebbe una forzatura definire death metal, anche se quest’ultimo fa parte della miscela sonora. Sicuramente non è facile descrivere ciò che si sente in questi undici pezzi, nei quali si passa repentinamente dal nu metal al grunge, dal metalcore allo sludge, fino all’industrial, il tutto con un piglio progressive metal che potrebbe avere punti in comune con quello di Devin Townsend versione Strapping Young Lad. I pezzi sono tutti frenetici, si viaggia costantemente ad un ritmo elevato e ciò costituisce il principale punto di forza, ma anche l’unico limite evidente dell’album, che ad un approccio superficiale può risultare monotono. Ci sono momenti di vera e propria follia, come il southern rock di “As It Seems”, che esplode presto in un attacco frontale furioso e spietato, o “Forest Of Because”, un improbabile punto di incontro tra Ministry e Lamb Of God. Ovviamente, sembra quasi superfluo specificarlo, il tasso tecnico è altissimo, tra cascate di riff, assoli ed una sezione ritmica arrembante; a stupire, inoltre, è la prestazione alla voce dello stesso Shaefer, che si dimostra versatile in modo inaspettato anche per chi lo conosce bene, muovendosi in un range di registri vocali che spaziano da un growling velenoso fino ad un cantato pulito e cantilenante in stile grunge alla Layne Staley (“Who Awaits” e “Outside The Spiral”). Ciò che non manca mai è un certo groove che fa scapocciare e che stempera la complessità della proposta, rendendola più comprensibile.
Sicuramente siamo di fronte ad un progetto ambizioso ma in gran parte riuscito: al di là di un paio di pezzi che non lasciano il segno in modo particolare (“Bring On The Gods” soprattutto), “Outside The Spiral” risulta scorrevole, a tratti anche avvincente (“Starring Role”), e cresce con gli ascolti. Non era facile combinare l’eterogeneità della proposta con la capacità di mantenere alta l’attenzione dell’ascoltatore, in tre quarti d’ora abbondanti vissuti praticamente con il piede a tavoletta sull’acceleratore, ma Shaefer e compagni hanno portato a casa il risultato.