
7.5
- Band: TIME AND THE HUNTER
- Durata: 00:44:55
- Disponibile dal: 25/04/2025
- Etichetta:
- Inertial Music
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“Time And The Hunter” è il nome inglese di “Ti Con Zero”, una raccolta di racconti di Italo Calvino: come si sia arrivati alla scelta di questo moniker lo scopriremo forse in fase di intervista, ma possiamo ipotizzare che il legame tra questo disco e l’opera di uno dei più grandi scrittori italiani risieda in un tentativo di dare vita a storie che abbiano un carattere onirico e fantastico.
Ma partiamo dall’inizio: Time And The Hunter è un progetto nato quattro anni fa dalla collaborazione – improbabile, sulla carta – tra Niklas Sundin, ex chitarrista dei Dark Tranquillity ed ora attivo con la sua band Mitochondrial Sun, ed Enrico Longhin, voce e sei corde dei The Moor, formazione progressive metal con sede in Veneto. Lo svedese, nella sua lunga carriera, ha già dimostrato di essere un artista poliedrico, non solo a livello musicale ma anche come disegnatore di copertine, e in questa nuova avventura ha trovato la spalla ideale nel collega italiano, in un sodalizio volto ad esplorare territori inusuali per entrambi: “Weapon I”, infatti, sfiora il metal solamente in brevi attimi, per andare ad abbracciare sonorità che, per attitudine, sono avvicinabili a ciò che hanno realizzato gli Ulver degli ultimi dieci anni.
I lupi norvegesi in alcuni momenti sono più che un’ispirazione ed il paragone è quindi inevitabile, ma non vuole essere riduttivo, poiché la coppia sa scrivere pezzi intriganti e che si muovono in diverse direzioni, sempre all’insegna di quell’aura crepuscolare che contraddistingue ogni singolo momento del disco. L’elettronica in pieno stile anni ’90, il trip hop, melodie pianistiche ed escursioni vicine al cantautorato si avvicendano su un tappeto di grigia malinconia e la voce di Longhin, la vera sorpresa, è versatile e suadente, dimostrando di adattarsi perfettamente a queste atmosfere umbratili; i suoni sono freddi e, anche se molti episodi sono scarni e centrati su pochi dettagli, è evidente come “Weapon I” sia frutto di un impegno lungo e scrupoloso, durato ben quattro anni, secondo quanto riferito dai due protagonisti.
Le canzoni, pur avendo un umore comune, suonano piuttosto eterogenee: “Great Disturbance” è vicina agli ultimi Katatonia, la più energica “Sundial” ai Paradise Lost di “One Second”, la conclusiva “Berlin” potrebbe essere uscita dalla penna di Nick Cave, mentre la voce dell’ospite Mikael Stanne impreziosisce le note struggenti di “The Following Silence”; presa singolarmente, ciascuna di esse ha un senso compiuto, ma è nel loro insieme che acquistano vigore e sostanza.
Un lavoro che va a pescare da quelle che sono le passioni di Sundin e Longhin, giocandoci e rielaborandole secondo la loro sensibilità ed il loro gusto. Spesso accade che esperimenti di questo tipo risultino pretenziosi e non convincano, a causa della poca esperienza dei musicisti coinvolti nel maneggiare sonorità che non sono le loro, ma questo non è il caso di Time And The Hunter: non il capolavoro della carriera dei due artisti che l’hanno composto, ma sicuramente un episodio significativo nelle loro già importanti discografie.
Il titolo fa presupporre che un seguito sia già previsto, sarà interessante vedere quale direzione verrà intrapresa in quella che, a quanto sembra, non sarà affatto un’opera estemporanea.