
6.5
- Band: TIMES OF GRACE
- Durata: 00:48:59
- Disponibile dal: 16/07/2021
- Etichetta:
- Wicked Good Records
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In tutti questi anni ci siamo convinti che “The Hymn Of A Broken Man” sarebbe rimasto un episodio a sè stante, servito ad Adam D e Jesse Leach dei Killswith Engage per riconciliarsi artisticamente come preludio alla reunion. A dieci anni esatti dal disco ecco invece “Songs of Loss and Separation”, pubblicato a dire il vero un po’ in sordina. Normale che il ritorno a casa del figliol prodigo abbia frenato l’entusiasmo relativo a questo progetto, ma anche dagli stessi autori non abbiamo percepito tumulto, scelta inedita in questi tempi di hype a tutti i costi ma anche adatta ad un progetto tanto intimo e personale. Il difetto principale del primo capitolo risiedeva nell’indugiare troppo sulle formule della band principale, di conseguenza vedere allargarsi gli orizzonti non può che rendere “Songs…” più accattivante a livello di aspettative, soprattutto se i toni si vanno a sovrapporre all’intensità emotiva e ai testi personali che caratterizzano il progetto. Analizzando il disco la notizia più bella è scoprire come Adam D, producer di Serie A e chitarrista di provato valore, si scopra maggiormente sotto il profilo di vocalist, firmando una prova davvero convincente soprattutto nei passaggi più sobri e aggiungendo contrasti ed armonizzazioni interessanti con il suo tono più grave ed oscuro. Ma come sono le tracce meno pesanti e più accessibili, che finalmente li separano dalla band principale? Sfortunatamente non all’altezza della sentita poetica introspettiva: una prima impressione li sovrappone a Slipknot e Stone Sour in modalità ballad, con “Bleed Me” che non può che ricordare i Nirvana, “Mend You” che ci evoca Breaking Benjamin e Staind, “To Carry The Weight” che ricorda gli Shinedown. Una svolta necessaria che non porta i risultati sperati insomma, i pezzi risultino comunque validi, diversi e ben costruiti ma dagli attori coinvolti e col tempo a disposizione davamo questi requisiti minimi per scontati. Un disco sincero e sentito, non lo mettiamo in dubbio, ma che non trova affondi abbastanza importanti per render giustizia alle capacità degli autori.