7.5
- Band: TO THE GRAVE
- Durata: 00:44:15
- Disponibile dal: 24/02/2023
- Etichetta:
- Unique Leader
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Da quando i Lorna Shore hanno fatto il botto, le etichette hanno drizzato l’antenna e le uscite in ambito deathcore hanno cominciato stranamente a moltiplicarsi. Ecco quindi tornare in campo anche gli australiani To The Grave, band già nota al pubblico internazionale grazie a “Global Warning” (2019) e alla reissue con bonus track “Epilogue” (2021). Sin dal primo ascolto, è chiaro che ci troviamo davanti a un lavoro estremamente rifinito, che espande la formula del quintetto spingendo parecchio su groove ed estremismo sonoro nelle più classiche coordinate del deathcore – fattore che andrà di sicuro a polarizzare le opinioni sul disco. Il fattore di genere che andrà a dar più fastidio a chi non ne è avvezzo è la distorsione estrema delle vocals, spesso in primissimo piano nel mix e spesso esagerate nel cercare la dimensione più vile e mostruosa possibile: in questo caso, Dane Evans si dà sicuramente molto da fare, tra gutturali demoniaci, urla acute, il semi-clean di “Axe Of Kindness” e il classico ‘vocal fry’ riesce a variare parecchio la situazione, arrivando anche all’esasperazione nella folle “Manhunt”. “Director’s Cut” trova sicuramente un punto di forza nei riff, che rielaborano il classico sound ‘chug’ e ribassato con fantasiose e divertenti variazioni nu-metal (un ottimo esempio sono “Full Sequence” e “Red Dot Sight”), oppure, a volte, con aperture in assoli melodici e gustosi (“Die, Rise!”).
Per essere un disco deathcore targato 2023, è bello notare come si eviti la ricerca spasmodica dei breakdown, e anche i distopici momenti elettronici, pur presenti, siano in sottofondo e ben dosati. Forse manca la hit in “Director’s Cut”, ma non si può di certo penalizzare per questo un disco costantemente elaborato ed oppressivo, che trova in quasi tutte le tracce un guizzo esaltante. Continuando nell’agguerrito impegno animalista ed ambientalista, la band di Sidney trova la quadra in maniera trionfale pubblicando il suo disco migliore e cavalcando nel miglior modo l’esplosione del genere, fornendo ai soliti nomi una concorrenza ben agguerrita.