6.5
- Band: TODAY IS THE DAY
- Durata: 00:45:15
- Disponibile dal: 14/10/2014
- Etichetta:
- Southern Lord
- Distributore: Goodfellas
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Il reverendo Austin in tempi recenti sembra apparire sempre un po’ confuso e imprevedibile: prima scrive dei pazzi da panico, come quelli presenti nel penultimo “Pain Is a Warning” ma poi li manda praticamente al macero facendoli registrare da uno come Kurt Ballou, un produttore il cui sound e i cui gusti in sede di registrazione non hanno mai avuto nulla a che fare con il suono tipico e leggendario dei Today Is the Day, quindi decide di tornare sui propri passi, alle origini, registra tutto da solo, come sempre fatto sin dalle origini, riportando in auge quel suono grasso, lercio, stridente e soffocante che ha reso tanto celebre la band, strappando ogni sorta di plauso e approvazione dai fan e rimediando pure un contrattone con la Southern Lord, ma stecca clamorosamente la fase di composizione, presentandoci un disco in pieno stile Today Is The Day nei suoni e nell’attitudine ma lontano anni luce nella qualità della composizione, nell’ispirazione e dai picchi qualitativi della band toccati fino a “In The Eyes of God”, dopo il quale è avvenuto un lento ma evidente declino nell’output creativo. “Animal Mother” non è un brutto disco dei Today Is The Day, questo punto va precisato con fermezza, ma è un disco manieristico e prevedibile, il compitino svolto in disinvoltura, senza osare e senza prendersi troppi rischi o tentar di fare il colpaccio. E’ un disco che mira a portare a casa il risultato col minimo sforzo, evitando grandi cadute di stile o passi falsi, ma anche senza cercar il colpo di classe, senza cercare di bruciare un grammo del grasso che la band ha accumulato negli ultimi dieci anni di accidia e pigrizia, da quando lo schizoide ma confuso “Kiss The Pig” del 2004 fece storcere più di un naso tra i fan di vecchia data della band. Sin da allora – a parte l’eccezione “Pain Is a Warning” menzionata poc’anzi, Austin ha sempre mirato a replicare se stesso, ad auto-imitarsi, e ad auto-citarsi pescando più o meno velatamente in continuazione da elementi di risalto dei suoi capolavori passati e riciclandoli nel presente per mantenere in moto il carrozzone ed evitare lo stallo. Ed ecco che anche in questo “Animal Mother” si sorride ancora una volta amorevolmente di fronte al muro di eclettismo, sprezzo e rivoltante rumorosità eretto da Austin e compagni, senza però rimanere ammutoliti dalla classe, genialità e pazzia di lavori come “Temple of the Morning Star” o del delirio-capolavoro totale della band “Sadness Will Prevail”, o dal songwriting superlativo e annichilente del periodo Amphetamine Reptile. Tra ballate folk-psichedeliche grottesche e oblique riproposte ancora una volta con lo stampo (“Bloodwood” e la versione acustica di “Outlaw” – difficile capire il perchè di questa scelta), badilate sludge contorte e sbilenche (la title-track, “Sick of Your Mouth”, “Discipline”) vili e avvilenti incursioni grind e noisecore (“Law of the Universe”, “Heathen”, “The Last Strand”), singolari esplorazioni ambient e psichedeliche (“Godcrutch”, “Mystic”) e una ormai mummificatissima attitudine noise-rock di stampo Amphetamine Reptile che ha esaurito tutto il suo mordente da tempo immemore ormai (“Devine Reward”, “Masada”), i Today Is The Day fanno un ritorno gradevole e del tutto privo di sorprese. Un disco che è praticamente un minimo sindacale per mantenere alto l’interesse dei fan (quelli sfegatati approveranno senza batter ciglio) attorno alla band ma che non mostra più i grandi tocchi di classe cui ci avevano abituati durante il loro periodo d’oro con Relapse. Per portare un esempio concreto di questa accidia che sembra permeare le nuove canzoni basti pensare che il momento più alto del disco è una gloriosa cover di “Zodiac” dei Melvins, segno inequivocabile del fatto che quando il songwriting è quello giusto (in questo caso un pezzo di gran classe), unito al loro classico e rivoltante sound, i Today Is the Day sono (erano) una perfetta e imbattibile macchina di morte.