8.5
- Band: TODESBONDEN
- Durata: 00:55:43
- Disponibile dal: 24/06/2008
- Etichetta:
- Prophecy Productions
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Ci sono diversi criteri che rendono papabile un album per la nostra rubrica de “I Bellissimi”: senza dubbio ci sono i capolavori senza tempo, veri e propri capisaldi che tutti dovrebbero conoscere; ci sono degli album apparentemente minori, poco conosciuti dal grande pubblico, ma diventati imprescindibili per una nicchia di appassionati; oppure, come in questo caso, c’è il desiderio di rendere giustizia ad un lavoro che, per motivi contingenti, non ha ottenuto le fortune che avrebbe meritato.
I Todesbonden sono una formazione statunitense che, dopo aver pubblicato un EP nel 2004, ha debuttato per Prophecy Productions nel 2008 con questo “Sleep Now, Quiet Forest”, prima di scomparire nel nulla. Facendo un po’ di dietrologia spicciola, possiamo ipotizzare le cause di tutto questo: la sbornia sinfonica causata da band come Nightwish, Within Temptation e (successivamente) Epica aveva portato ad una saturazione completa del mercato, con gli scaffali dei negozi invasi da cloni di dubbia qualità. I Todesbonden, con le loro orchestrazioni e la voce lirica di Laurie Ann Haus, probabilmente sono arrivati fuori tempo massimo, finendo per essere derubricati ad ennesima female-fronted band, per usare una definizione tanto abusata quanto insulsa e superficiale. Ed è un peccato, perchè la Prophecy non è certo un’etichetta che si lascia irretire dalle mode del momento, e “Sleep Now, Quiet Forest” è un grande disco, che merita di essere ascoltato e che rivela molti più colori di quanto si immagini.
L’apertura dell’album, “Surrender To The Sea”, potrebbe trarre in inganno, ripercorrendo, seppur con evidente sicurezza ed eleganza, le coordinate del gothic metal sinfonico e maestoso, ma è sufficiente arrivare al secondo brano, “Surya Namaskara”, per ritrovarsi immediatamente catapultati in mondi più lontani ed esotici. La band qui raccoglie la tradizione occidentale, rappresentata da un eccellente arrangiamento di pianoforte, e la fonde con quella orientale, grazie ad un uso della voce che rimanda direttamente a culture antiche, lontane e avvolte dalla luce dorata del sole.
Prosegue così per contrasti, il debutto dei Todesbonden, creando accostamenti inusuali e compiendo uno strano viaggio nel tempo e nello spazio: ci troviamo così immersi nelle verdi colline irlandesi con “Aengus Og Fiddle”, un brano folk costruito sulle chitarre acustiche; ci immergiamo nelle atmosfere celtiche di “Fading Empire”, che si fanno incalzanti ed elettriche sul finale; mentre con “Flow My Tears” il nostro viaggio arriva agli albori della musica occidentale, al gregoriano e alla musica sacra, con un accompagnamento minimale e solenne di un’arpa, di un violino, e la voce di Laurie Ann Haus che si fa improvvisamente ieratica e mesta. Tocca a “Battle Of Kadesh” strapparci a questo viaggio nel cuore della vecchia Europa per portarci nuovamente in medio-oriente, con una composizione di invidiabile fattura, epica e maestosa, che raggiunge senza dubbio una delle vette dell’intero album, prima di adagiarci nuovamente nel sottobosco muschioso di qualche foresta incantata, dove la titletrack, con la sua anima folk, ci accompagna nell’ultimo tratto di strada con la melodia bucolica di un flauto di Pan.
Dopo il loro primo full-length, i Todesbonden sono rimasti formalmente attivi, ma a distanza di quindici anni non hanno ancora dato un seguito a questo intrigante lavoro. Chissà, magari sentiremo ancora parlare di loro – non sarebbe il primo caso di ritorno sulla lunghissima distanza – o forse no, e “Sleep Now, Quiet Forest” resterà un gioiello solitario, quello che è certo, comunque, è che questo viaggio merita di essere percorso per intero e non vogliamo che venga invece colpevolmente dimenticato.