7.5
- Band: TODTGELICHTER
- Durata: 00:52:00
- Disponibile dal: 26/02/2016
- Etichetta:
- Supreme Chaos Records
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I Todtgelichter passano dalla nostrana Code666 alla connazionale Supreme Chaos Records, ma l’essenza della loro proposta non cambia. Più passa il tempo e più i tedeschi sembrano incarnare una versione moderna e aggiornata di vecchie glorie dark e avantgarde metal di un paio di decenni fa come i primi Evereve. Tutto sommato, per certi episodi si potrebbe anche parlare di gothic metal, se solo questa espressione oggi non fosse sinonimo di formazioni che hanno ormai poco a che fare con la vera natura del genere. Non pensate quindi ai recenti Lacuna Coil o Within Temptation, bensì a tutte quei gruppi che, prendendo le mosse da “Gothic” dei Paradise Lost, finirono per creare ed alimentare una fiorente scena attorno alla metà degli anni Novanta. Venendo comunque al nuovo “Rooms”, la band di Amburgo conferma la sua capacità di costruire canzoni ricche di sfaccettature e al contempo alfiere di melodie in grado di catturare immediatamente la nostra attenzione; spesse volte l’iterazione dei giri armonici crea un effetto ipnotico e trascinante dal quale riesce difficile staccarsi, mentre la cantante Marta J. Braun domina la scena spaziando su una gamma di registri davvero invidiabile. Come accadeva appunto per gli Evereve di “Seasons” e “Stormbirds”, le composizioni vivono di atmosfere inquiete e errabonde, sovente intrise di visionaria spiritualità, ma non mancano di presentare anche passaggi di grande intensità metal. Il cantato a volte può quasi apparire come una cantilena, mentre le chitarre possono disegnare una filigrana sottilissima; poco dopo, però, si può venire investiti da un serrato attacco black metal che risulta concepito e concatenato alla parte precedente con notevole naturalezza. I Todtgelichter giocano inoltre con lievi strati di synth ed elettronica, non rinunciando a nulla per sottolineare i momenti di maggiore pathos. Complici poi alcuni versi in lingua madre, quello che ne viene fuori è un prodotto raffinato ed originale nella scrittura, pur essendo derivativo nel senso migliore del termine. Dopo tutto, al momento non vi sono certo in giro molte realtà dedite a un suono dark/avantgarde metal di questo stampo; i “padri” dei Todtgelichter sono dispersi ormai da tempo, il cosiddetto gothic metal ha da anni preso un’altra piega, ma ogni tanto si ha ancora la voglia di ascoltare certe suggestioni non annacquate. Con il loro quinto album i tedeschi palesano tutta la loro abilità nel sapere rivisitare affascinanti scenari sonori del passato con idee oneste e credibili: brani come “Ghost” e “4JK” riescono ad attingere dal tesoro ereditato dai vari capisaldi del genere con passione e rispetto, senza cadere in una scialba imitazione. Altre dimostrazioni di personalità sono infine la produzione, curata ma non troppo asettica, e l’artwork, il quale – come sempre accade per la band – rifugge in toto i clichè e l’immaginario solitamente cari a queste sonorità. Dopo il recente “Sun” dei connazionali Secrets Of The Moon, ecco quindi a voi un’altra interessante opera sospesa tra nostalgia e audacia, dove il “teatrale” non scade nel “tronfio”.