5.5
- Band: TOKYO MOTOR FIST
- Durata: 00:42:48
- Disponibile dal: 24/02/2017
- Etichetta:
- Frontiers
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Ad un anno di distanza dal proprio album solista, “Beyond The Fade”, uscito nel 2016, torna in pista Ted Poley con quello che si può tranquillamente definire un ‘supergruppo’, che prende il nome di Tokyo Motor Fist. Supergruppo, sì, perchè nella band trovano posto nomi come Steve Brown, chitarra e mastermind dei Trixter, ed i Rainbow Greg Smith e Chuck Burgi a basso e batteria. Il sound proposto dalla band è un AOR molto pop-oriented, davvero immediato ed easy nella sua assimilazione pressochè istantanea, con pochissime schegge lievi e poco incisive di hard rock commercialissimo sparse lungo l’intera durata del lavoro omonimo di debutto; e questo non è assolutamente un male, anzi, perchè no? I problemi di questo album, “Tokyo Motor Fist”, sono altri, in primis l’assoluta mancanza di ispirazione vera, per un lavoro di mestiere da parte di musicisti che di mestiere ne hanno da vendere, con l’idea che si diffonde da subito nell’ascoltatore che tutto sia stato scritto a tavolino per raccogliere il più ampio consenso possibile riproponendo in maniera sfacciata ogni possibile clichè all’interno del genere; questo porta a brani gradevoli e spudoratamente catchy, ma è davvero forte la sensazione di averli già sentiti in mille altre occasioni. Questo album suona ‘plasticoso’, finto, prefabbricato, scritto senza metterci il cuore, ed una produzione assolutamente pop non fa che supportare l’impressione. Certo, i brani scorrono leggeri e piacevoli, ben suonati pur senza alcun highlight strumentale (soprattutto da parte di Poley, capace di prestazioni memorabili), ma arrivati a fine album ci si rende conto di non ricordarne bene neanche uno. Un lavoro gradevole, che si lascia ascoltare più volte, ma senza anima, e soprattutto senza cuore, purtroppo da musicisti che più volte hanno dimostrato di possedere davvero un cuore da mettere nella propria musica.