7.0
- Band: TOMAHAWK
- Durata: 00:40:42
- Disponibile dal: 29/01/2013
- Etichetta:
- Ipecac Recordings
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Patton, Stanier, Dunn e Denison. Ci si può sbagliare? Mai e poi mai. E infatti “Oddfellows” non delude neanche per sbaglio e ci riconsegna la superband in forma splendente come non si sentiva dai tempi di “Mit Gas”. Dopo un album sperimentale e tutto sommato irrilevante dal punto di vista sostanziale come “Anonymous”, una lunga pausa e la defezione di Kevin Rutmains, la band sembra aver ricominciato dalle basi della propria stessa essenza, dal principio primo della propria esistenza come rock band. “Oddfellows” ci mostra infatti i Tomahawk diradare tutte le nubi di astrattismo e sperimentazione che li hanno accompagnati fino ad oggi e mostrare al mondo la loro faccia di rockettari veri, di gente che è sì poco normale e votata ad un ecclettismo patologico, ma anche e soprattutto interessata ad una cosa sola, ovvero il rock and roll. Se possibile “Oddfellows” è anche più minimalistico e diretto di “Mit Gas” e del debutto omonimo, con Denison che mai come prima ha riportato in auge il suo bagaglio blues che ha fatto la fortuna dei Jesus Lizard e un Patton più intento ad essere intelligibile, concreto e diretto piuttosto che puramente in preda ai suoi soliti deliri di impressionismo musicale. Mai come prima questa band appare infatti come ciò che effettivamente è, ovvero una via di mezzo tra i Jesus Lizard e i Faith No more, e questo sentore in tutto l’arco del disco sembra impossibile scollarcelo di dosso. Il presentimento è rafforzato dalla presenza affatto subalterna delle tastiere e di momenti soul, dal feel quasi lounge, che avevano ampio respiro nella musica dei Faith No More, e molto meno, se non nessuno, nei lavori precedenti dei Tomahawk. La forma canzone snella, più fluida e più graffiante proposta dai Nostri in questo lavoro ha rimpiazzato i deliri math rock, noise e d’improvvisazione dei primi lavori, donandoci una delle prime opere di rock and roll nudo e crudo di cui Patton è stato protagonista negli ultimi anni. Ovviamente l’esperienza e l’ecclettismo degli individui coinvolti non poteva che portare ad un prodotto sì più diretto che in passato, ma pur sempre fuori dagli schemi, con il maestro dell’odd-timinig, John Stanier, sempre intento a evitare ogni ritmica pari dietro le pelli come fosse la peste, Trevor Dunn a imbastire le sue solide livide e brucianti linee di basso – jazzate e sincopate come non mai – e Patton e Denison entrambi intenti come sempre ad esplorare le possibilità di quante più dissonanze e stranezze sia possibile spremere dai loro rispettivi strumenti. Il tutto però è tremendamente a fuoco, concreto, diretto, pimpante e privo di alcuna pretenziosità o pomposità. “Oddfellows” è il disco perfetto per i Tomahawk in questo stadio della loro esistenza, ha rimesso i quattro sulle scene catalizzando nuovamente l’attenzione di tutti e ottenendo il massimo risultato col minimo sforzo. Siamo lontani dai fasti avantgarde e sperimentali cui i quattro solitamente ci hanno abituati, ma come puro e semplice album rock and roll per ripresentarsi senza sensazionalismi sulle scene, oltretutto suonato con maestria, originalità, potenza e gusto,“Oddfellows” mette davvero d’accordo tutti.