
7.5
- Band: TOMB MOLD
- Durata: 00:40:58
- Disponibile dal: 08/06/2018
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
- Distributore: Audioglobe
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Tomb Mold atto secondo. Avevamo scritto sulle nostre pagine, poco più di un anno fa, della compagine canadese in occasione della pubblicazione del debut album “Primordial Malignity” e già la ritroviamo in pista con questa seconda opera, intitolata “Manor of Infinite Forms”. Una parabola artistico-discografica rapidissima, quella del gruppo di Toronto, che sta loro consegnando una già più che legittima visibilità, oltre a riscontri positivi da parte di critica e addetti ai lavori. Questo nuovo capitolo conferma il buon livello tecnico e creativo dei ragazzi, realtà sempre fermamente inserita nel panorama underground death metal, in bilico tra la pesantezza della scuola finlandese capitanata da Demigod e Abhorrence, i veementi incastri ritmici degli Adramelech e certe divagazioni virtuose e/o dissonanti tipiche dei maestri Demilich. Registri ora incredibilmente heavy, ora più sfuggenti e progressivi si condensano nella proposta sonora della band, sempre particolarmente abile nei recuperi legati alle tradizioni della scena finnica, ma anche e soprattutto capace di scrivere canzoni ben congegnate, di facile presa e forti di alcune improvvise, brillanti evoluzioni in chiave atmosferica. Pur non potendo vantare le qualità visionarie e il gusto per gli arrangiamenti di gente come i Blood Incantation, i Nostri su “Manor of Infinite Forms” riescono ad architettare un mix tutto sommato accattivante, spalmato su sette pezzi che si discostano abbastanza da molti territori già fin troppo battuti dal circuito underground death metal degli ultimi tempi. I Tomb Mold rivisitano ed esplorano situazioni ed evoluzioni in un certo senso datate, ma ancora poco abusate nella scena odierna, riuscendo a lasciare il segno grazie ad un lavoro di chitarra subito efficace, una resa sonora azzeccatissima e un’interpretazione che non sa mai di artificioso. Ciò che colpisce, nell’opera, è in particolare la cura nella concatenazione dei riff, che si traduce spesso in uno sviluppo avvolgente, a metà strada fra forza bruta e ingegno. Questo è il vero marchio di fabbrica di un disco davvero godibile nel suo insieme, che conferma i Tomb Mold fra i giovani gruppi da tenere d’occhio in questo sempre più vasto sottobosco del metallo della morte.