8.0
- Band: TOMB MOLD
- Durata: 00:42:53
- Disponibile dal: 15/09/2023
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
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Mentre si avvicinano al loro primo decennio di attività, i Tomb Mold riconoscono la necessità di cambiare in parte le carte in tavola. Se da un lato la formula di un death metal a rapida combustione, caposaldo della band canadese, rimane grosso modo intatta, dall’altro il nuovo “The Enduring Spirit” – di recente pubblicato a sorpresa su tutte le piattaforme streaming, con le edizioni fisiche in uscita a metà ottobre – mira anche a catturare un’emotività più spiccata, facendo leva su contrasti fra furia e armonia più netti che mai, con la forza immaginifica di una tela impressionista. L’intento è di cambiamento, o anche solo di sublimazione, e passa per un cammino zigzagante, di analisi e di consapevolezza che poi diventano catarsi.
Ascoltando certi passaggi e alcuni giochi di sovrapposizione, si fa largo l’idea che le trame dal sapore vesperale, modulate nel solco della poesia e delle atmosfere dalle cromie color pastello, del progetto Dream Unending abbiano vagamente influenzato anche il songwriting della band principale del chitarrista Derrick Vella, ma, a ben vedere, si tratta solo di momenti in un contesto ampio, in cui il death metal tipico dei Tomb Mold resta saldamente il protagonista principale. Certo, il nervosismo e i richiami alla più deviata scuola finlandese del debut “Primordial Malignity” sono ormai piuttosto lontani, ma davanti a questo quarto full-length non si può comunque parlare di ammorbidimento o forzatura verso lidi del tutto estranei al background del gruppo. Chiaramente vi è più melodia in seno a queste nuove composizioni, tuttavia, accanto a parentesi sommesse e crepuscolari, i canadesi continuano a spingere con un death metal che puntualmente ispira quella vivacità ritmica, scioltezza esecutiva e fluidità che hanno reso grande un capitolo come il precedente “Planetary Clairvoyance”.
“The Enduring Spirit” è sostanzialmente un disco più finemente cesellato, strutturato in modo che ogni elemento musicale sia perfettamente percepibile e abbia il suo autonomo spazio. L’affermazione più volte espressa nei confronti dei Tomb Mold, di essere vicini nel sound e nelle ambientazioni a vecchi nomi di culto come Demigod, Demilich o Adramelech può essere ancora valida, ma forse in questa circostanza un paragone più calzante – almeno all’altezza degli episodi maggiormente variopinti, quelli che si aprono con insistenza ad assoli sfavillanti, più sofisticate arie semiacustiche e a sprazzi fusion – potrebbe essere quello con il mood estroso e con quelle derive da rilassamento zen ed estasi trascendentale dei migliori Sadist di una volta, quelli del capolavoro “Tribe”, anche se qui ovviamente l’andatura è nel complesso più spedita. Su tutto, l’elemento che più emerge è comunque la qualità dei riff e l’equilibrio strutturale alla base di ogni movimento, cosa che regolarmente porta ad avere la confortevole sensazione di essere al cospetto di vere e proprie canzoni, di brani dallo sviluppo logico e ordinato, che sapranno restare in mente dopo pochi ascolti.
Un’eccentricità sottotraccia e dagli esiti mai barocchi, una complessità sperimentale simil-progressive e la coerenza della struttura compositiva sono insomma la cifra stilistica di un album completo ed estremamente scorrevole, che sa di piacevolissima conferma, ma anche di potenziale sorpresa per certi ascoltatori magari meno avvezzi a sonorità di estrazione death metal. I Tomb Mold continuano a maturare senza snaturarsi: impossibile ormai non includerli tra le vere nuove certezze di questo genere musicale.