7.5
- Band: TOMBS
- Durata: 00:48:37
- Disponibile dal: 16/06/2017
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Il primo album dei Tombs per la Metal Blade Records non poteva che essere il capitolo più “metal” della loro discografia. I newyorkesi nelle precedenti uscite hanno dimostrato una sana e sincera devozione per una commistione di elementi “post” ed extreme metal, mentre ora, approdati alla storica etichetta statunitense, hanno definitivamente deciso di puntare alla giugulare e di indurire ulteriormente la propria proposta. Dalle soluzioni slabbrate imbevute di echi di Godflesh e Neurosis dei primi lavori, i Nostri oggi abbracciano sovente visioni più riconducibili al black metal, prestando una fortissima attenzione anche all’aspetto ritmico. Interessante l’evoluzione sonora di Mike Hill e soci, che in questo “The Grand Annihilation” si soffermano meno su tessiture dalla grana fine, lasciando invece che sia la ritmica e un suono più quadrato e avvolgente a conquistarci. Le spezie “post” o industrial quindi non sono più sempre l’unico elemento distintivo, ma si amalgamano in un sound che predilige anche gli aspetti più spigolosi e brutali di certo metal estremo vecchia scuola. L’equilibrio formale con cui la band gestisce questo parziale mutamento è encomiabile e dimostra anche una buona personalità e voglia di uscire dai soliti schemi del (sotto-)genere. Se la base di partenza potrebbe sempre essere quella del precedente “Savage Gold”, nelle sue diverse sfaccettature, ecco che poi ogni brano denota influenze e spunti più pesanti che paiono provenire soprattutto dal repertorio di Tom G. Warrior e dei suoi Triptykon/Celtic Frost. Quando parlavamo del ritmo in evidenza, basta infatti ascoltare “November Wolves” per farsi un’idea precisa: groove incalzante sotto dilatate visioni chitarristiche ed esperimenti con voci pulite che si fanno sempre più suggestivi. Da segnalare, ovviamente, anche canzoni più agili da cui emerge invece l’ormai noto bagaglio goth/death rock del leader della formazione, in cui elementi di marca Fields Of The Nephilim virano, tutto d’un tratto, verso trame più aggressive e insistenti come non mai. La collaborazione con il produttore Erik Rutan (Hate Eternal, Morbid Angel) aveva lasciato presagire che “The Grand Annihilation” sarebbe stato un disco particolarmente compatto e il risultato finale ha del tutto soddisfatto le aspettative. La via dell’indurimento è seguita dalla band senza strafare e con coerenza. I brani della tracklist non hanno la scintilla melodica sempre accesa come in altri episodi precedenti: trame circolari ed ipnotiche saturano l’aria, ma le tracce sanno comunque catturare la nostra attenzione grazie ad alcuni dei migliori riff della storia del gruppo. In sintesi, un cambiamento tanto ambizioso quanto concreto, quello messo in atto dai Tombs, che si confermano una delle realtà più serie della moderna scena statunitense.