7.0
- Band: TOMYDEEPESTEGO
- Durata: 00:29:21
- Disponibile dal: 09/10/2019
Spotify:
Apple Music:
Certo che di strada i romani Tomydeepestego ne hanno fatta: eccoli al quinto album della loro carriera, questo nuovo “Fears” totalmente autoprodotto e che, nonostante i cambi di formazione avvenuti in seno alla band, ci mostra un gruppo solido e decisamente in grado di dire la propria in un mare magnum di proposte che coinvolgono musica strumentale dalle tinte forti.
Già, perchè per chi non lo sapesse, la proposta del gruppo capitolino vede strumentali in bilico fra stoner, post core e musica industriale che vanno a tessere la trama di sette brani che compongono “Fears”, al momento acquistabile soltanto in formato digitale. Edoardo Lucà e Valerio De Lucia (chitarre), Daniele Lunardi (basso) e Simone Giannangeli (batteria) stavolta riescono però anche ad inserire, per la prima volta nella propria carriera, una linea vocale, ad opera di David Battistini (Disquieted By, Zambra, Bennett) dentro “The Big Bad Red Wolf”, e tutto funziona molto bene.
L’iniziale “Empress” fa capire subito il terreno sul quale si giocherà la partita ed è caratterizzata da un breve raddoppio che sconfina nell’hardcore, salvo poi planare su lidi più placidi guidati dal basso. “Many Days March Away” conquista con un riff che emerge da un paesaggio industriale post core, ma “Witches” arriva a meritare la palma di brano meglio costruito grazie a chitarre che giocano a rincorrersi fra note che si incastrano per poi prendere il via nella direzione di una melodia liquida e pulita con delay, procedendo verso orizzonti più pesanti.
“You Only Die Once” è più corposa dal punto di vista stilistico e racchiude sensazioni diverse, conducendo verso “River”, brano caratterizzato da un incedere iniziale più cadenzato che passa dal versante diametralmente opposto, con chitarre scandite che si alternano fra scariche elettriche e momenti in cui la distorsione viene meno. “Fears” si chiude con un brano assonante nel titolo, ovvero “Tears”, briosa senza risultare pesante fino al parossismo e risultando anzi più alternative rock nelle aperture melodiche.
I Tomydeepestego riescono nuovamente nell’impresa di suonare accattivanti anche se (quasi) totalmente senza linee vocali: impresa non facile ma che al gruppo riesce particolarmente bene ed in maniera più pesante rispetto al passato.