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- Band: TOOL
- Durata:
- Disponibile dal: //2001
“E ora qualcosa di completamente diverso” (Monty Python)
Non a caso inizio questa recensione del nuovo lavoro dei Tool con una frase della celebre compagnia teatrale albionica, il film così intitolato si contraddistigueva per la totale assenza degli schemi classici del cinema contemporaneo, in ogni momento lo spettatore si trovava di fronte a situazioni paradossali, del tutto inaspettate, sicuramente a cavallo tra l’assurdo e il grottesco, senza per questo trascendere lo spirito goliardico che ha sempre contraddistinto lo stile recitativo del gruppo comico inglese, altrimenti noto per pellicole come “Brian di Nazareth” o “Il senso della vita”. Ovviamente non c’è nulla di comico in Lateralus, il paragone con i Monty Python mi è servito solo per introdurre l’aspetto decisamente innovativo della nuova opera dei Tool, fin dall’opening track “The Grudge” si intuisce che questo non è affatto un disco immediato, di facile assimilazione, il brano nasce, prende forma, si contorce, cambiando identità in continuazione, attraverso sperimentazioni e ritmiche tribali dal sapore orientale, per poi esplodere in un inciso memorabile. Ancora una volta il termine crossover assume un nuovo significato, allargando sempre di più il confine che separa la fantasia dal puro genio creativo. Le successive tracce sembrano volere approfondire un ipotetico punto d’incontro tra lo stile inequivocabile della band, con un Maynard Keenan in splendida forma (reduce dell’esperienza con gli A Perfect Circle), e sperimentazioni psichedeliche anni ’70, dando anche ampio spazio al virtuosismo espressivo di ogni singolo elemento del gruppo. Ogni brano sembra essere in qualche modo strettamente avvinghiato agli altri da un delicato legame osmotico, come se l’intero disco fosse un unico, vibrante, organismo vivente. Giunti alla quinta traccia, “Schism” (probabile singolo apripista e primo video per MTV), la matrice psichedelica assume toni più caldi e connotazioni quasi pinkfloydiane, lasciando respiro ad un acid-rock più aggressivo. Segue il binomio inscindibile “Parabol”-“Parabola”, con un ritorno allo stile di Aenima, il disco che ha consacrato i Tool all’Olimpo degli dei della musica alternativa di tutti i tempi. Ho volutamente messo in relazione la band con i Pink Floyd perché l’idea che mi sono fatto di Lateralus è che possa essere quasi considerato il The Wall della situazione, il disco dell’apice della carriera, dove tutto quello che restava da dire è stato alla fine comunicato al massimo delle potenzialità compositive. In Lateralus tutto sembra volere sottolineare che questo è un disco unico nel suo genere, a cominciare dall’artwork, interamente realizzato su pellicole di celluloide, le illustrazioni, ad esempio, fanno pensare ad un incrocio tra un compendio di anatomia comparata e un libro sulla meditazione yoga o sulla scienza bioenergetica, nessun testo, solo i titoli delle canzoni stampati sul retro del contenitore nero, anche questo in celluloide traslucida. Un disco così fa quasi paura, ma vi assicuro che per quanto possa sembrare un lavoro troppo impegnativo, girerà nel vostro lettore cd per molto tempo.