7.0
- Band: TORCHE
- Durata: 00:38:44
- Disponibile dal: 24/04/2012
- Etichetta:
- Volcom Entertainment
- Distributore: Self
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Sembrano aver trovato la giusta dimensione, i Torche; un proprio habitat naturale dal quale non vogliono saperne di levare le tende. E quindi occhio a quei quattro, amanti del divertimento, dello scherzo facile e di un modo di suonare diretto e multiforme allo stesso tempo. Sono proprio questi i tasselli principali che compongono la musica del quartetto di Miami, subito presenti anche nel nuovo “Harmonicraft”, disco che fin dalle prime battute coinvolge in modo semplice e genuino, strappando ben più che un sorriso. Loro li conosciamo dall’omonimo debutto: voce strappata a Page Hamilton degli Helmet, riffoni pesantissimi alla Kyuss, rallentamenti destabilizzanti scuola Melvins e improvvise accelerazioni di rock melodico da far impallidire i Blind Melon. Un turbine di coinvolgimento sonoro dentro al quale la band ci si butta con estrema sfrontatezza, presentandoci tredici prezzi che vanno quasi tutti dritti al sodo, brevi e concitati, incuranti delle innumerevoli sfaccettature che hanno da offrire le numerose influenze presenti nel proprio background. Tuttavia, pur precisando che questa consolidata formula rappresenta anche il punto debole stesso della band, a volte fin troppo ostinata nel girare attorno a sé stessa senza una completa via d’uscita, la musica che ci viene proposta è oramai pane quotidiano per questi ragazzi, professionisti nel saper tenere alta la concentrazione e creativi quanto basta nel rendere personali ed interessanti le proprie influenze, negli ultimi anni sempre più gettate all’aria da tanti altri colleghi. I Torche piacciono per questo, con la goliardia che li ha sempre contraddistinti e con questo mix musicale semplice ed efficace, devoto a chi, ovviamente, rimarrà sempre una spanna sopra, ma con la consapevolezza di non essere una seconda scelta a nessuno quando si tratta di divertire. Del resto, l’attacco supersonico di “Sky Trials”, l’arcobaleno sonoro di “Kicking”, l’esaltante atmosfera estiva sprigionata da “Snake Are Charmed” e, soprattutto, l’incedere cementificato di “Reverse Inverted” hanno poco da spartire con nessun’altra band. Cose del genere, diverse ma accomunate con una genuinità imbarazzante, si trovano solo in un album dei Torche, gli unici capaci di colorare il genere grigio e putrido per eccellenza, permettendosi anche di schiaffare in copertina quello che avrà già fatto sorridere molti di voi.