7.0
- Band: TORMENTED
- Durata: 00:40:55
- Disponibile dal: 25/03/2013
- Etichetta:
- Listenable Records
- Distributore: Audioglobe
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Sempre convincenti gli svedesi Tormented, tra gli interpreti più personali del revival swedish death di Stoccolma. Come per le precedenti pubblicazioni infatti, anche per il nuovo “Death Awaits” si può tranquillamente parlare di un prodotto totalmente old school ma niente affatto derivativo. La forte personalità dei quattro membri della band permette loro infatti di giocare con i cliché del genere senza per questo rifarsi in maniera diretta e pedissequa ai mostri sacri del genere. Per gli appassionati sarà un vero piacere farsi triturare le orecchie dalle chitarre a motosega e dall’accordatura ribassata di Dread e di Claes Holmberg, due macellai che maltrattano i loro strumenti senza alcuna pietà. I nove brani contenuti sul nuovo album sono tutti piuttosto efficaci e colpiscono dritto nel segno, sia che si tratti di mid upper tempo pesanti e mefitici, sia quando i ritmi salgono per scatenare l’headbanging più frenetico. Caratteristica peculiare del sound dei Tormented é un utilizzo di melodie efficacissime eppure mai scontate e che si inseriscono perfettamente sull’ossatura death generata da una sezione ritmica molto affiatata composta da Jocke Ölund alla batteria e da Roberth Karlsson al basso, strumento questo che aiuta tantissimo le due chitarre, andando a generare un muro di suono quasi inespugnabile. Scendendo nel dettaglio delle varie tracce, si nota subito l’assenza di un brano nettamente superiore agli altri, come poteva essere “Death Owns The Night” all’interno di “Rotten Death”; qui il tutto é più coeso e monolitico, ma forse anche leggermente più vario a livello ritmico. La track list di “Death Awaits” si potrebbe dividere in due categorie, ben evidenti già solo guardando i minutaggi delle singole canzoni. Vi sono brani esasperati e tiratissimi che vengono compressi intorno ai tre minuti di durata, quali “Blood Orgy”, dove la batteria di Ölund avrebbe meritato un sound migliore, oppure la discreta “Funeral Fire” o la terremotante “Black Sky”, graziata da un chorus eccezionale. DI contro i brani più strutturati hanno bisogno di prendersi i loro tempi, ad iniziare da “To Spill Her Blood”, lenta e possente come un brano degli Asphyx, oppure la conclusiva “In The Presence Of Death”, che in nuce possiede un carico epicheggiante non indifferente. In mezzo tanto buon death svedese, come dimostra soprattutto “I.O.T.D.” (acronimo di Incantations Of The Dead), brano migliore del lotto in virtù di un riff portante che rimane subito impresso e di una prova vocale di Dread al limite della perfezione. Molto buoni anche i cambi di tempo e di atmosfere che la contraddistinguono e che le donano un’aura oscura ed inattaccabile. Forse leggermente inferiore rispetto all’esordio, “Death Awaits” comunque ci riconsegna una band in gran forma, conscia dei propri mezzi e che padroneggia appieno un songwriting assolutamente peculiare. Manca giusto quel pizzico di magia che rese “Rotten Death” indimenticabile.