TRAGEDY – Darker Days Ahead

Pubblicato il 08/05/2012 da
voto
8.0
  • Band: TRAGEDY
  • Durata: 00:36:31
  • Disponibile dal: 08/05/2012
  • Etichetta:
  • Tragedy Records

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L’attesa è finalmente finita. E c’è qualcosa di tremendamente magniloquente, violento e oscuro nel trionfante ritorno di quella che è a tutti gli effetti la band crust più valida del nuovo continente. Il ritorno dei Tragedy non è un evento imperdibile solo per il misticismo ed il mistero quasi cerimoniale con cui ancora una volta si compie, ma anche perchè ci mostra nuovamente una band sempre più unica che rara, sempre irrimediabilmente intenta a costruirsi attorno un mondo tutto suo, quasi ermetico, che parte da un desiderio di indipendenza quasi maniacale, passa per un processo di creazione artistica quasi cataratico, e arriva infine alla riscrittura del verbo hardcore tramite una personalissima e apocalittica visione musicale, che innalza la formazione dell’Oregon ad uno status di punk band veramente di finissima caratura. Rilasciato come sempre dalla band stessa tramite la propria etichetta e, come al solito, completamente in sordina e senza alcuna attività promozionale, “Darker Days Ahead” si contraddistingue subito per il mood oscuro e negativo di cui è pregno e per le atmosfere inedite che impone, prima tra tutte una neo-ritrovata lentezza e pesantezza che non si sentiva dai tempi degli His Hero Is Gone – e che ne evoca paurosamente il nostalgico ricordo – e una preziosità nel songwriting e una cura negli arrangiamenti che di rado si fanno vive tra le band hardcore. Il ritorno dei Tragedy è dunque uno di quelli che non si dimentica e che tiene appiccicati alle casse fin dalle prime note. E’ il ritorno di una band ormai estremamente matura, assolutamente padrona dei propri mezzi e del proprio mondo, e completamente volta al futuro, che mostra di sfruttare le lunghe pause tra un album e l’altro per accumulare energie impensabili. E i pianeti in effetti sembrano essersi allineati alla perfezione per questo ritorno. La produzione di Billy Anderson è roboante, tuonante e perfettamente bilanciata, sia per la potenza di uscita che per la scelta dei sound e dei livelli, che prediligono senza ombra di dubbio il wall of sound innalzato dalle chitarre di Yannick e Todd. Questa scelta tecnica è per lo più appannaggio dei dischi doom metal (di cui Anderson in fondo è il sommo guru), dettaglio che la dice lunga sull’assetto generale di questo nuovo lavoro. La band ha inoltre sperimentato molto sulle atmosfere e sul mood generale del disco, che risulta oscuro, ossessivo e a tratti ipnotizzante, grazie a degli arrangiamenti di chitarra del tutto inediti, astratti e liquefatti, dominati dal delay e dai chorus, che ricordano i synth utlizzati agli esordi del crust dagli Amebix, o gli arrangiamenti di tastiere più attuali dei Morne. La maturazione tecnica dei Nostri rispetto al lavoro precedente è dunque lampante, tanto da far risultare l’assalto hardcore oltranzista di “Nerve Damage”  solo un lontano ricordo. Al suo posto, un lugubre, disperato e apocalittico muro di progressioni e dissonanze crust della primissima ora, in cui si sente come mai prima la insostituibile lezione degli Amebix di “Monlith” e dei primissimi Antisect. Dall’oltranzismo dei primi tre lavori, dunque, i Tragedy sembrano essere traghettati al nichilismo e alla disperazione sonica più totale, proponendoci un lavoro quasi del tutto privo di luci e alternanze cromatiche, o di messaggi – per quanto violenti per lo meno anthemici – come agli esordi. E le voci ne sono un chiaro esempio, con il ruggito cavernoso e disperato di Yannick che domina pressocchè tutto il disco, dandogli un taglio quasi death metal, e lasciando le più canoniche urla hardcore di Billy ad accentare i momenti più serrati anzichè muoversi autonomamente. Le parole “punk” e “hardcore” fanno una gran fatica a uscire dalla nostra bocca nel descrivere questo album tellurico dalla pesantezza a tratti soffocante, nonostante i numerosi e onnipresenti breakdown e le immancabili e repentine accellerazioni che sono il marchio di fabbrica della band. Sono invece le parole “doom” e “sludge” quelle che escono con maggior facilità e spontaneità, proprio per via di queste atmosfere soffocanti e completamente negative che avvologono il disco in un sarcofago di rumore e volume opprimenti. Ci troviamo insomma di fronte ad un ritorno unilateralmente trionfante, che lascia quasi spiazzati per la avvincente qualità che propone e per la freschezza paradossalmente integralista che veicola. Solo i Tragedy potevano fare un album così, e sarebbe impossibile chiedere di più a questi quattro ragazzi dalla integrità di ferro e dotati di una visione dell’hardcore così unica e sfaccettata.

TRACKLIST

  1. No Cemeteries Here
  2. Close At Hand
  3. The Grim Infinite
  4. The Feeding Hour
  5. Wail Of Sirens
  6. Black Against Night
  7. Power Fades
  8. To Earth Like Dust
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