voto
8.0
8.0
- Band: TRAP THEM
- Durata: 00:31:05
- Disponibile dal: 14/03/2011
- Etichetta:
- Prosthetic Records
- Distributore: Audioglobe
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Si riprende, in pratica, da dove ci si era lasciati. Non a caso, i titoli delle tracce sono tutti preceduti dal numero di un giorno, seguendo l’ordine iniziato sul debut album "Sleepwell Deconstructor" nel 2007. Riassunto delle puntate precedenti: Ryan McKenney (ex vocalist dei Backstabbers Incorporated) e Brian Izzi (chitarrista dei December Wolves) si incontrano nel 2001. A loro si aggiungono di volta in volta vari bassisti e batteristi, nonchè il guru Kurt Ballou (Converge) in cabina di regia, e i giochi sono fatti. Collaborazione proficua nei numeri (tre full-length, quattro 7" e due EP in dieci anni) e nella sostanza, ovvero un sound che fa tremare le fondamenta della scena hardcore/grind internazionale. Il nuovo "Darker Handcraft" parte subito a razzo, con una "Damage Prose" che si dipana tra chitarre che fischiano e caracollano e un drumming mai così potente e incisivo, cortesia del nuovo arrivato Chris Maggio (ex Coliseum). Il tutto senza mai perdere il filo, seguendo una struttura assolutamente logica, la cui linearità rimanda in pieno ai migliori momenti death’n’roll dei maestri Entombed. L’immediato seguito – "Slumcult & Gather" – riporta alla mente persino ambienti sonori speed-thrash con le sue fughe in doppia cassa, solo che qui le chitarre sono grassissime e dai suoni a motosega! Al terzo brano il sound prende quindi una via più sfrontata e punkeggiante, con un ritornello essenziale sbattuto in faccia all’ascoltatore senza alcun ritegno. La chiave del disco è tutta in questa variazione di registri e di sensazioni, che prosegue tra folate prettamente grind, episodi ritmicamente più controllati che non mancano di spunti sludge, improvvise aperture atmosferiche (i toni melodici al limite della wave di "Drag the Wounds Eternal") e un finale – "Scars Align" – che, senza rinunciare alla ruvidezza che ha contraddistinto tutto quanto ascoltato prima, si dipana in un midtempo super catchy, baciato da un riffone memorabile. Ora risulta quasi superfluo sottolineare come "Darker Handcraft" si riveli il lavoro più completo e ispirato della discografia dei Trap Them. Il terzo album è solitamente quello della consacrazione? Verissimo… e i Trap Them di certo non sono arrivati all’appuntamento impreparati. Ai loro vecchi fan il canovaccio utilizzato potrà apparire non nuovo, ma questa volta sceneggiatura e interpretazione sono semplicemente ineccepibili, tanto che è facile pronosticare un successo senza precedenti per questi "goddamned sons of a bitch" di Seattle.