7.5
- Band: TRAUMA (US)
- Durata: 00:44:06
- Disponibile dal: 09/09/2022
- Etichetta:
- Massacre Records
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Succede a volte di approcciarsi all’ascolto di un album senza chissà quali aspettative, ma con il solo scopo di aver costantemente nelle orecchie quel sound che da anni ormai perpetua nei nostri padiglioni auricolari. Ed è proprio in questi casi, spesso, che ti imbatti in piacevoli sorprese. Combinazione che si è palesata con il qui presente “Awakening”, quarto lavoro dei Trauma, band di San Francisco, devota ad un power-speed metal d’annata, famosa soprattutto per aver avuto tra le proprie fila un giovanissimo Cliff Burton. “Awakening” che raccoglie l’eredità di un gruppo riunitosi nove anni fa, dopo quasi tre decenni di silenzio, autore di due album, e rimasto orfano del suo cantante storico, Danny Hillier, venuto a mancare nel settembre del 2020. Il ruolo dietro al microfono è rimasto quindi vacante, ma i Trauma hanno trovato un sostituto più che dignitoso: la scelta è infatti ricaduta su Brian Allen, ex cantante dei Vicious Rumors, il cui timbro è stato sicuramente una delle armi di maggior pregio del nuovo album. La sua tonalità, vicina a quella di un James Ravera, è riuscita a donare maggior verve agli undici brani di “Awakening”, più massicci e roboanti rispetto a quelli del precedente “As The World Dies”, apparso non così ispirato, peccando alla lunga di una certa monotonia di fondo, rimandando così la mente, e l’orecchio, al primissimo “Scratch And Scream” del 1984.
L’impatto dei riff, intriganti e precisi, e delle ritmiche impostate da Kris Gustofson (unico membro originale della band) e Greg Christian (l’ex Testament è uscito dal gruppo all’inizio dello scorso mese) prende subito d’assalto nell’opener “Walk Away” ne quale abbiamo subito un assaggio importante delle qualità del nuovo arrivato, tanto che a tratti pare di essere in ascolto proprio dei Vicious Rumors, dei Riot o degli stessi Helstar. Speed metal a sezionare le strofe, power a decifrare il refrain: questa la formula di Allen e compagni, che si esalta ulteriormente nelle successive “Death Of The Angel” e “Meat”; brani compatti, arcigni ed orecchiabili. Cosa chiedere di più? Album solido, in grado di impacchettare una prima parte di episodi davvero coinvolgente, con “Burn” e “The River Red” a ricalcare la tensione espressa dalla doppietta iniziale. Merito, come detto, delle capacità di Allen di dare poliedricità interpretativa con la conseguente varietà strutturale dei singoli pezzi. Animosità presente e stabile, pur con meno corposità e fantasia, anche nella seconda serie di brani, grazie alla quale “Awakening” e i Trauma trovano uno spazio più che meritato tra le uscite di questa fine estate.