7.0
- Band: TREVOR AND THE WOLVES
- Durata: 00:49:34
- Disponibile dal: 02/02/2018
- Etichetta:
- Nadir Music
- Distributore: Audioglobe
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Progetto solista del cantante dei Sadist registrato presso i Nadir Music Studios di Genova con dietro al mixer il chitarrista della band ligure Tommy Talamanca. Diciamo subito che se pensate di poter sentire sonorità death o qualche variante di metal estremo è decisamente il disco sbagliato. Quest’uscita è nel segno dell’hard rock vero, nudo, crudo e celebra un passato che non muore mai e ch’è sempre in grado di farci cantare, sudare e pogare al ritmo scandito di cassa-rullante e di riff semplici ma ispirati da una genuina voglia di fare casino alla vecchia maniera. Il richiamo a band come Ac/Dc e Saxon è evidente ma non si gioca ad imitare nessuno; la voce ruvida di Trevor s’intona perfettamente a questo tipo di sound e dà personalità ai brani impreziositi e caratterizzati dalle collaborazioni presenti nel disco come quelle di Stefano Cabrera (GnuQuartet), Daniele Barbarossa (Winterage) o Christian Meyer (EeLST) solo per citarne alcune. Dalla prima all’ultima traccia ci si rende conto che sotto alla semplicità stilistica c’è un lavoro di ricerca sonora tra le numerose varianti del genere rock: si possono ascoltare brani tirati, alla “Let There Be Rock” per intenderci, come “Spiritual Leader” oppure “Red Beer” colorata da tinte più folkloristiche che creano un perfetto momento di stacco nell’ascolto dell’album e tra gli episodi più riusciti del disco. Per poi passare alla ottima “Roadside Motel” valorizzata dal duetto con voce femminile e sonorità che richiamano generi come il country e il blues, senza ovviamente tralasciare esecuzioni più solide e orientate all’ hard rock tipo il brano d’apertura “From Hell to Heaven Ice”. Attraverso la rappresentazione delle varie influenze del genere Trevor ci mostra la sua naturale e viscerale passione per la musica, tutta, dando tanto spazio alla genuinità piuttosto che ad una forzata ricerca tecnica; possiamo dire che in generale “Road To Nowhere” ti graffia i timpani e ti martella in petto per quasi cinquanta minuti senza andare troppo per il sottile, dando una carica pazzesca. Un disco che probabilmente farà storcere il naso a qualcuno per la sua proposta diretta e schietta ma che se ascoltato col giusto piglio e la giusta attitudine si farà apprezzare sin dal primo ascolto.