TRIBULATION – Down Below

Pubblicato il 23/01/2018 da
voto
8.5
  • Band: TRIBULATION
  • Durata: 00:46:40
  • Disponibile dal: 26/01/2018
  • Etichetta:
  • Century Media Records
  • Distributore: Sony

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Sono tornati. Lo sentiamo dall’arpeggio che apre “Down Below”, elegante e decadente come solo le creature d’ombra e polvere sanno essere: “The Lament” – non a caso il suo incedere cantilenante da sinistro carillon è stato sapientemente scelto come primo singolo – è il preludio con cui si schiude la quarta, attesissima prova sulla lunga distanza per la combo di Arvika e la malìa, inutile dirlo, è pressochè istantanea. Dopo quasi quindici anni di sinistri sortilegi musicali, i Tribulation tornano a stregare con un altro album e lo fanno con la solenne sicurezza di chi oramai è assiso sul trono delle Creature Sotterranee per merito e valore, forte dell’egida Century Media a difendere il primato. Ascoltare i quasi quarantasette minuti di “Down Below” è come scoprire da sotto il drappo di velluto l’opera di un maestro scultore: tutto, dalla produzione (raffinata senza risultare artificiosa) al lavoro strumentale è cesellato con cura infinita, mirabilmente dosato per regalare quel gusto sopraffino che solo chi è in grado di miscelare le asperità cavernose del death metal con le suggestioni classicheggianti dei Settanta riesce a creare. Chi li aveva seppelliti, paletti di legno nel cuore, con “The Children Of The Night” probabilmente avrà avuto un attacco di orticaria solo a scorgere la gotica barocca del logo in copertina, ma per tutti gli altri Incubi e Succubi questo nuovo, mefitico bocconcino sarà un sublime elisir in grado di avvelenare menti ed animi per tutto il 2018. Ci sono atmosfere cimiteriali – a metà tra le suggestioni horror tanto care a Poe e Stoker – ed un certo gusto ‘argentiano’ per appeal e colori (l’uso del pianoforte, insieme con quel rosso acceso dell’artwork, opera dell’ectoplasmatico chitarrista Jonathan Hultén, sembrano gridare ‘Suspiria’ da lontano) si sollevano come pigre volute di fumo da tutto l’album (cori, stacchi di piano, archi, non manca niente) ma non solo. Le sinuose chitarre del duo Zaars/Hultén reinventano ora l’heavy metal più classico (l’assolo di “The World” o nel finale di “Cries From The Underworld”) ed ora taluni passaggi della scuola death metal svedese, coadiuvati dalla tenebrosa e raschiante voce di Andersson, in grado di mantenere sempre riconoscibile la loro facies musicale, che da “The Horror” ad oggi ha solo vestito abiti sempre più sontuosi ed affascinanti senza mai veramente cambiare pelle. La fascinazione per le ambientazioni più sotterranee che da sempre contraddistingue il quartetto è diventato col tempo uno dei perni della loro proposta musicale, ma è solo quando l’aria soffocante di qualche cripta dimenticata arriva ad attanagliare le narici che il percorso di suggestione musicale può dirsi maturo ed ottimale. Complice l’energico apporto del nuovo adepto Oscar Leander dietro le pelli, “Down Below” sale in cattedra e spiega come si può suonare death metal vecchia scuola senza puzzare di noia e incartapecorita decomposizione: dimostrazione ne sono i controtempi incalzanti di “Lady Death”, la furiosa cavalcata di ritmi ed arabeschi melodici a nome “Lacrimosa”, mentre magari ci si deve ancora riprendere dalle violente scudisciate di “Subterranea” (in cui riff affilatissimi e fischianti come coltelli da lancio si ibridano con uno stacco retrò che è una vera e propria goduria auditiva). Nel caso foste ancora assetati del loro pestilenziale icore, i Nachzehrer svedesi tengono per il finale i pezzi da novanta, sguinzagliando prima la rapida, epicheggiante, velenosissima “The World” e poi LA canzone che ci ha fatto saltare dalla sedia, talmente bella da aver fatto alzare di mezza unità il nostro voto: “Here Be Dragons” arriva, passa attraverso con un’energia sovrannaturale e avvince definitamente nell’incantesimo. In questi sette minuti e mezzo c’è la summa del pensiero Tribulation Anno Domini Duemiladiciotto, in cui le asperità del metallo della morte (condivise dai cugini Vampire e dagli zii Necrophobic) sono smussate da un denso strato di melodie vintage a metà tra i Fields Of The Nephilim e gli In Solitude e rifinite con una bravura da fuoriclasse che, dopo quattro album ed una manciata di EP, non ci si è ancora stancati di applaudire. Che dire? Siamo sicuri che, finchè saranno in grado di creare una tela così mortalmente affascinante, i Tribulation continueranno ad incantare.

TRACKLIST

  1. The Lament
  2. Nightbound
  3. Lady Death
  4. Subterranea
  5. Purgatorio
  6. Cries from the Underworld
  7. Lacrimosa
  8. The World
  9. Here Be Dragons
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