8.5
- Band: TRIBULATION
- Durata: 01:15:48
- Disponibile dal: 01/03/2013
- Etichetta:
- Invictus Productions
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Descrivere la musica con le parole è impresa sempre difficile, ma ancor di più nel caso di questo “The Formulas Of Death”, secondo full-length degli svedesi Tribulation. Un ritorno maledetto, pregno di sostanze sulfuree, che non può che suscitare visioni di inferni ancestrali e voragini immonde. Un album dinanzi al quale il pur valido “The Horror” del 2009 impallidisce e svanisce. Settantacinque minuti di musica che rappresentano la summa di oltre vent’anni di metal diabolico e apocalittico. Un’opera dall’impatto infernale, sebbene dalla grande carica emotiva ed atmosferica, in grado di evocare miriadi di spettri, entità oniriche e tumulti interni. Uno degli episodi più allucinati e inquietanti che la scena death metal abbia partorito negli ultimi anni. A partire da “Vagina Dentata”, brano d’apertura del disco, si comprende quale sarà il tratto dominante dell’insieme: una nenia funerea tendente a irrorare di scarlatto il firmamento. Passando per l’ossessione percussiva di “Wanderer In The Outer Darkness”, tarsiata dai rantoli del frontman Johannes Andersson, le cui metriche ricordano vagamente quelle care a Jon Nödtveidt, il disco si inabissa in un dannato gorgogliare di scure acque palustri. La superficie è death e thrash metal – quelle stesse sonorità che abbiamo avuto modo di conoscere e apprezzare su “The Horror” – ma il fondale è saturo di elementi progressive e folk psichedelico Anni ’60 e ’70. E mentre si bordeggia l’abisso, sovente sullo sfondo si stagliano diabolici rintocchi di campane e litanie pianistiche dal respiro occulto, alle quali soltanto l’assidua visione dei capolavori del cinema horror italiano dei ’70 era riuscita sin qui a prepararci. Lì dove una volta spiccava un afflato vivace ma facilmente catalogabile, ora brillano venature raffinate e composizioni imprevedibili. L’evoluzione artistica è stata inaspettata ma può già dirsi compiuta: l’essenza catchy di “The Horror” è svanita, ora dominano creatività ed ispirazione al servizio di un’architettura musicale intensa ed inconfondibile. Suoni, intrecci e sfumature tra piglio ipnotico, scenari rarefatti, sferzate di pura malvagità, richiami vintage e una scorrevolezza all’ascolto da brividi. Una trasformazione che, come giustamente sostiene la Invictus Productions, può ricordare quella che vide protagonisti i Morbid Angel tra “Altars Of Madness” e “Blessed Are The Sick”, oppure i Tiamat tra “Sumerian Cry” e “The Astral Sleep”. Tocca comunque all’affascinante “When The Sky Is Black With Devils” tracciare le linee guida dell’album: mistero e tranquillità iniziale con chitarre pulite, timbro incisivo di Andersson e riffing mefistofelico in una coinvolgente parte centrale e struggente conclusione che riprende l’incipit. “Apparitions”, con equilibrio perfetto in un pulsare incessante ed incontenibile, mette invece la parola “fine” a un lavoro che, nonostante la sua lunghezza e la sua complessità, sembra sempre possedere l’assoluta capacità di trascinare l’ascoltatore. Merito innanzitutto di un’estetica affascinante e cristallina e di un trasporto quasi palpabile nell’interpretazione vocale e nel comparto melodico. “The Formulas Of Death” è definitivamente il disco di riferimento attuale nel death metal più ricercato e umorale.