7.5
- Band: TRIBUNAL
- Durata: 00:47:44
- Disponibile dal: 20.01.2023
- Etichetta:
- 20 Buck Spin
Un nome grave (di tono e peso), un artwork dal forte simbolismo e le parvenze old-school, la presenza di strumenti classici nella formazione: gli ingredienti per incuriosirci circa l’entità dei Tribunal ci sono tutti.
Soren Mourne (voci e violoncello) e Etienne Flinn (chitarra e voci) si affacciano sul panorama del metal estremo sotto l’ala sapiente della 20 Buck Spin, e ci regalano un esordio davvero ispirato e sfaccettato. Il debutto del duo di Vancouver, “The Weight of Remembrance”, racchiude in sè i dettami quadrati del doom metal più canonico di scuola Candlemass (“Initiation”), la decadente maestosità di certa scuola gotica death-doom novantiana (My Dying Bride su tutti), ricamandoli però con orchestrazioni e incursioni classiche in un arazzo dai toni raffinati e insieme deliziosamente lugubri, come ben evidenziato in “Apathy’s Keep”.
I quarantasette minuti che si spiegano nelle nostre orecchie sono carichi di riff potenti e agganci melodici particolarmente ispirati, come per esempio in “Of Creeping Moss and Crumbled Stone”, in grado di sorreggere sia le voci in growl soffocato e catacombale che quelle più limpide e cristalline, particolarmente evocative e spettrali nel complesso, quasi vicine alle soluzioni vocali dei primi Tribulation. I due musicisti, circondati da una pletora di collaboratori e collaboratrici per batteria, pianoforte (nell’intermezzo “Remembrance”) e voci aggiuntive, dimostrano una chiarezza di idee e una compattezza esecutiva da ammirare, infondendo in ciascun brano il proprio amore per le sonorità più granitiche e quello per gli afflati più dolenti e catacombali, reinterpretandone il carico emotivo e musicale con sensibilità originale, venata di suggestioni dark: che si passi dalla cavalcata, mesta e cadenzata, di “A World Beyond Shadow” (forse uno dei brani migliori del lotto a parere di scrive) ad un pezzo come “Without Answer”, in cui epicità di assoli, riff melanconici alla Paradise Lost e violoncello sono perfettamente bilanciati.
La lunga suite finale “The Path” non fa che confermare le nostre buone impressioni circa il giudizio complessivo dell’album: malinconici sognatori, assorti contemplatori delle mestizie della vita e nostalgici di sonorità più datate, fate vostro questo “The Weight Of Remembrance”, perchè sarà capace di scavarvi nuove vie nell’anima.