8.5
- Band: TRISTANIA
- Durata: 00:52:17
- Disponibile dal: 13/09/1999
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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1999, il gothic metal scandinavo è già una realtà consolidata e grandi album, a premiare formazioni eccellenti, sono già da tempo sul mercato, assieme ad una miriade di uscite atte a cavalcare il trend vincente: “Velvet Darkness They Fear” dei Theatre Of Tragedy è il principale punto di riferimento della scena, mentre in casa The 3rd And The Mortal “Tears Laid In Earth” e “Painting On Glass” sono stati addirittura archiviati dalla band stessa a favore del claustrofobico e visionario “In This Room”, e non va dimenticato neppure che in Olanda i The Gathering hanno già dato alle stampe i loro lavori migliori ed i Within Temptation hanno già mosso i primi passi con l’acerbo ma bellissimo “Enter”, prima dell’evoluzione che arriverà con “Mother Earth”. E’ quindi in ritardo che arrivano i Tristania, che si formano in Norvegia alla fine del 1996, su iniziativa del cantante e chitarrista Morten Veland, del tastierista Einar Moen e del batterista Kenneth Olsson. Sin dall’inizio l’idea è quella di sfruttare al meglio il trend del ‘beauty and the beast’ già ampliamente consolidato da moltissime altre band, affiancando ad una voce femminile non una ma due voci maschili, una in growl ed una pulita. E’ a questo scopo che vengono assoldati il cantante Osten Bergoy ed il mezzosoprano Vibeke Stene. Musicalmente Veland, vera mente del progetto, è un vulcano in piena eruzione, ed inserisce all’interno del proprio sound una moltitudine di elementi nuovi e ricercati, come il suono di violini, flauti e pianoforte, e riferimenti concreti a musica sacra e canti gregoriani, con testi impegnativi composti in inglese arcaico ed in latino. Il successo arriva già con il primo EP omonimo, a meno di un anno dalla nascita del gruppo, bissato dal debutto sulla lunga distanza “Widow’s Weeds”, oscuro ed orientato verso il mood doomy del Peaceville Trio inglese. Ma non è questo il sound che devono avere i Tristania e Morten ‘alleggerisce’ il clima troppo oscuro e monotono con l’inserimento di elementi death metal e maggiori aperture sinfoniche. “Beyond The Veil” esce il 13 settembre 1999 ed è subito classico. Strumentalmente, le due chitarre di Morten Veland e Anders Hidle suonano varie e presenti, ma mai troppo, lasciando il giusto spazio alle orchestrazioni, ai cori ed al violino dell’ospite illustre Pete Johansen, colui che ha reso un successo incredibile il debutto dei The Sins Of Thy Beloved; la sezione ritmica composta da Rune Osterhus e Kenneth Olsson fornisce una prova positiva, nel limite però dei compiti assegnati; ma sono le voci ad essere vere protagoniste: Bergoy è intenso ed espressivo, almeno quanto violento e potente suona Veland, ma la stella è senza dubbio alcuno Vibeke Stene, eterea ed elegante, spesso intangibile nei suoi vocalizzi, capace nella sua leggerezza di essere il vero polo attrattivo di tutto il lavoro. “Beyond The Veil” si apre con la titletrack, che irrompe violenta dopo una introduzione ingannevole da parte di Vibeke, spiazzando non poco nel suo alternare una strofa death con un chorus sinfonico, mentre molto più dura suona la seguente “Aphelion”, mid-tempo guidato magistralmente dalla tastiera di Einar Moen; sorprendentemente catchy ed atmosferica scopriamo “A Sequel Of Decay”, che crea un grande attrito con il brano precedente e porta al pezzo più vario di tutto il lotto, “Opus Relinque”, ed alla gothic rock-oriented “Lethal River”. Con “…Of Ruins And A Red Nightfall” si torna sulla retta via con un brano duro e violento, prima del breve break strumentale a nome “Simbelmyne”, che anticipa quello che a conti fatti è il brano più iconico di tutta la discorafia dei Tristania, che riassume in quasi cinque minuti tutti gli elementi caratteristici della band: “Angina”. “Beyond The Veil” è quasi al finale, ma abbiamo ancora due grandi pezzi da ascoltare: “Heretique”, aggressiva ed inquietante, e “Dementia”, che nella sua maestosità porta alla conclusione. Dopo questo album Morten Veland lascerà la band, in disaccordo sulla direzione futura da seguire, per fondare i Sirenia e portare altrove il proprio genio; i Tristania non riusciranno mai più a bissare la qualità di questo “Beyond The Veil”, salvo cambiare completamente genere con “Ashes” ed in seguito al ritiro dalle scene di Vibeke. “Beyond The Veil”, un capolavoro nel gothic metal e uno degli apici di una scena intera.