8.5
- Band: TRIUMPHER
- Durata: 00:52:57
- Disponibile dal: 20/03/2023
- Etichetta:
- Floga Records
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Dalle ceneri del progetto Saboter emergono i greci Triumpher, la cui presentazione ci lascia in trepidante attesa di una sana carica di metallo epico, vero e proprio motivo di vanto per moltissime realtà provenienti dalle calde terre elleniche. Tuttavia, difficilmente ci saremmo aspettati di trovarci per le mani un prodotto tanto ficcante, in quanto è molto probabile che quella qui presente sia una delle più grosse sorprese di questi primi mesi del 2023.
Ad una copertina fiammeggiante e ad un logo le cui lettere sfoggiano una particolare forma leggermente uncinata, sulla falsariga di una citazione elegante ai ‘kings of metal’ per antonomasia, viene infatti associato un sound che trasuda epic metal da ogni singolo passaggio, con in più un sapiente lavoro di mola in grado di conferire alla lama dei Triumpher dei tratti affilati e peculiari. Non fatichiamo infatti ad affermare che l’heavy/power old-school di questi ragazzoni possa fare sfoggio di una gradevole componente progressive, che si traduce in raffinatezze come l’utilizzo di inserti tipicamente ellenici e persino in sfuriate di matrice black metal, che tuttavia non spostano mai del tutto il genere in una posizione diversa rispetto a quella in cui la band ha scelto di collocarsi.
Tra l’altro è bene chiarire che non parliamo di novellini: il chitarrista Apostolos Papadimitrou è membro attivo dei micidiali death/thrasher Rapture, il frontman Antonis Vailas ha militato nel sulfureo progetto black metal Drakon Ho Megas, e non basterebbero poche righe per elencare tutte le realtà che vedono coinvolto il batterista Giannis ‘Maelstrom’ Votsis, che ci risulta abbia purtroppo lasciato la band dopo la pubblicazione del disco.
In ogni caso, già solo la struttura della tracklist lascia ben capire che questi guerrieri hanno tutto il coraggio e la forza necessaria per schierarsi in prima linea tra le realtà tipicamente new wave of traditional heavy metal; peraltro con una dose di tecnica che, lo possiamo dire, si rivela sorprendente, denotando una band a dir poco versatile e poliedrica.
La opener “Journey/Europa Victrix” è il proverbiale respiro prima del balzo, a metà tra un lungo intro e una semi-ballad; scelta invero molto particolare, contando che ci vogliono oltre cinque minuti per iniziare a menare fendenti a ritmo di tamburi da guerra con “The Thunderer”, la cui ferocia ci frantuma direttamente il collo, senza mai però tralasciare la componente melodica ed evocativa.
La scacchiera è pronta e le pedine si muovono, affidando la mossa successiva alla lunga e tetra title-track, che sembra provenire direttamente dal capolavoro “Into Glory Ride” dei Manowar, le cui influenze sono palesi anche nella successiva e più movimentata “Mediterranean Wrath”. In generale si sente la presenza di soluzioni richiamanti l’epic metal americano degli anni ’80, come testimoniato da una “I Wake The Dragon (Promachos)” non dissimile da una riproposizione più distruttiva degli stilemi quasi doom dettati da gente come i Cirith Ungol, anche se nella seconda metà il ritmo accelera, favorendo una carica devastante in cui si iniziano a intravedere gli inserti più estremi. Questi, tuttavia, per il momento attendono in agguato, favorendo piuttosto l’animo più tecnico e progressivo dei Triumpher nella successiva “Esoteric Church Of Dagon”, il cui assolo sfata ogni dubbio sulle capacità esecutive del combo ateniese.
In “Divus De Mortuus” si palesano inizialmente delle melodie grottesche e strazianti, che tuttavia si alternano a sprazzi più luminosi e quasi vittoriosi nella loro parvenza, seppur coi denti rigorosamente digrignati e il sangue del nemico in bocca, che in “Epitaphios” finalmente sgorga malevolo: tre minuti di cui metà a base di autentica collera black metal, mentre l’altra metà funge quasi da intermezzo narrativo, prima di una fase conclusiva sprovvista di ogni difetto. “The Tomb” è infatti una autentica summa di influenze di musica ellenica, belligerante oscurità metallica e capacità di stupire l’ascoltatore con delle pause inattese, seguite da assoli taglienti e cambi di ritmo in grado di renderla, a tutti gli effetti, l’estratto più completo del pacchetto.
Il finale sceglie una via meno furibonda, prediligendo invece un alone evocativo e cantabile, con in assoluto il miglior ritornello dell’intera produzione, degno vessillo conclusivo di un album che ci ha letteralmente stregato e trascinato in battaglia, come poche band sono riuscite a fare nel periodo più recente. Se siete dei manowarrior o semplicemente degli amanti delle sonorità metal più epiche, potreste aver trovato il vostro personale disco dell’anno, ma l’incredibile versatilità e varietà sfoggiata da questo “Storming The Walls” lo rende una gemma appetitosa anche per chi ha in parte accantonato questo stile in favore di altro. Fatene vostra una copia senza pensarci due volte!