7.5
- Band: TRIVIUM
- Durata: 01:06:41
- Disponibile dal: 26/09/2008
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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La maggior parte delle critiche ai Trivium possono essere racchiuse in due semplici parole: malcelata invidia. Senza praticamente interrompere la loro attività live il quartetto dalla Florida ha composto, quasi interamente in tour, il suo quarto capitolo discografico, dichiarando tramite musica di voler allontanarsi da quel suono troppo ispirato ai Metallica di “The Crusade” e rinunciando a collaborare con il mai dichiarato “quinto membro”, ovvero il fenomenale produttore Jason Suecof. Il risultato è la fusione, matura e incisiva, del meglio della discografia del gruppo. Nessuna novità oltre a una confidente fiducia nei propri mezzi, palpabile sin dall’opener “Kirisute Gomen”, finalmente lunga, strutturata ed heavy come non mai. Forse una riflessione maggiore sul songwriting avrebbe prodotto un risultato ancor più ispirato, la vittoria di questo “Shogun” è rappresentata però dalla riconoscibilità di una formula personale, di una firma che rende identificabili tutte le tracce, senza ricondurre direttamente ad un metalcore di buona fattura ma generico (“Ascendancy”) e un tributo superlativo ma derivativo (“The Crusade”). Basandosi su un lavoro chitarristico che fonde puro shredding ad un thrash metal moderno ma senza modernismi (armonici, sette corde o effetti strampalati) Heafy e Beaulieau si ritrovano affiatati protagonisti regalando momenti maiuscoli in più di un’occasione, dimostrando di aver assimiliato la lezione impartita in tour dai maestri Machine Head. E’ marcato anche il distacco dal capitolo precedente nelle vocals, guarite completamente dall’effetto Hetfield: ora urlate, ora pulite (soprattutto nei ritornelli, come prevedibile) e in generale figlie di una profonda ricerca della melodia (“Into The Mouth Of Hell We March”, “Shogun”) sono sempre personali. Se il trittico iniziale composto da “Kirisute Gomen”, “Torn Between Scylla And Carybdis” e il classico istantaneo “Down From The Sky” è di sicuro il meglio della raccolta, anche la sperimentazione di “He Who Spawned The Game” e il finale con “Like Callisto To A Star In Heaven” sono degne di menzione e faranno scintille nelle prossime setlist. Inutile parlare della produzione, perfetta come si pretende nel 2008 dai fan del metallo attuale, anche nel missaggio. E’ ufficiale: con la loro classe, determinazione e, va detto, con quella punta di arroganza che li rende tanto antipatici a molti ma che li identifica come outsider, i Trivium sono gli alfieri del metal di una generazione che, sommersa per overdose di accessibilità da proposte di mediocre fattura, ha un bisogno disperato di idoli a loro contemporanei. Che a voi piaccia o no… e a chi scrive non dispiace.