8.0
- Band: TRIVIUM
- Durata: 00:57:52
- Disponibile dal: /10/2006
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Universal
Young Gods. Solo uno dei tanti pesantissimi appellativi per il giovane trio delle meraviglie formato da Bullett For My Valentine, Avenged Sevenfold e Trivium. La terza opera di questi ultimi, seconda sotto Roadrunner, è senz’altro una sorpresa: chi li aveva inquadrati – a ragione – nel movimento metalcore deve necessariamente cambiare registro in quanto “The Crusade” è composto da tredici tracce di tonante thrash metal. Improvvisamente le t-shirt vintage che avvolgono i toraci dei quattro sbarbati assumono un senso concreto quando, imbracciate le Dean Guitars eredità del compianto Darrel, dai fidati Audiohammer Studios partoriscono il loro disco più compatto e interessante, figlio di un’evoluzione a tratti sorprendente. Via le vocals growl, via gli accordi ribassati, nel cesso le coordinate deathcore, ci si trova davanti a una personale rilettura dei titani del thrash con la T maiuscola. Impossibile evitare il paragone con i maestri Metallica dell’era Burton, al quale Heafy pare aver modellato devotamente il suo modo di cantare, con vocals potenti ma intelligibili. Inappuntabile il lavoro dietro ai pezzi, che incastonano violenza, tecnica e velocità guitar-oriented con soluzioni vocali trascinanti e anthemiche. Innegabile il talento di questi ragazzi, che a soli vent’anni padroneggiano lo strumento in maniera disarmante e dimostrano una maturità compositiva che ha dell’incredibile. Inutile architettare seghe mentali come abitualmente fanno i pregiudizievoli detrattori, non sapremo di certo nell’immediato se la farina è tutta del loro sacco; sta di fatto che decontestualizzando e valutando il disco in sé si ha tra le mani un’opera di una compattezza rara: dal duetto iniziale “Ignition”/”Detonation” (puro old school classic thrash) passando per la eccezionale “Anthem” (inno generazionale che ricorda “Youth Gone Wild”, unica breve incursione nello street metal) fino alla conclusiva strumentale “The Crusade” (ideale tributo strumentale ai Metallica di “Orion”) è un susseguirsi di carismatiche citazioni ottantiane. L’unico filo col passato sono le linee melodiche del frontman che, seppur per molti troppo leccate, restano oggettivamente di ottima fattura. Il mastermind Jason Suecof tira di nuovo le redini del progetto (anch’esso giovane e talentuosissimo, un nome per il futuro), mentre il grande Colin Richardson rende il suono lucido e tagliente come la lama di una spada di Hattori Hanzou. Con una scuderia come la Roadrunner alle spalle, l’età dalla loro parte, un suono più accessibile ai puristi e la possibilità di guadagnare un’infinità di fan grazie al sold out tour con gli Iron, il potenziale del gruppo è virtualmente infinito. Non dite che non lo sapevate.