7.5
- Band: TRIVIUM
- Durata: 00.57.15
- Disponibile dal: 20/10/2017
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
Spotify:
Apple Music:
Capita ancora, dopo sette album in studio e quasi quindici anni sulle scene, che qualcuno si decida ad approfondire il discorso Trivium. Una band da tempo rilevante ma che non si è mai scrollata di dosso del tutto quella nomea di band ‘per ragazzini’, per l’età anagrafica, la faccia pulita o anche, semplicemente, perché figlia di un’etichetta da tempo mal vista dal popolo ‘true’. Ma dove cominciare ad ascoltarli? I ragazzi di Orlando si sono sempre mossi in maniera convulsa per trovare una propria identità, col risultato di non poter dare una risposta precisa. Almeno fino a “The Sin And The Sentence”. La moda del momento (il metalcore di “Ascendancy”), le influenze ingombranti (i Metallica di “The Crusade”), i produttori invadenti (Draiman in “Vengeance Falls”) o le forzature (i melodici di “Silence In The Snow”, la ricerca della perfezione di “In Waves”) non sono più caratteristiche di un intero disco, diventano piuttosto ingredienti da miscelare in una sola canzone per un concentrato dei punti di forza del gruppo. Tra melodia ed aggressività infatti “TSATS” va finalmente a recuperare anche il gusto, i tecnicismi, l’epicità e la vena progressive del loro miglior album “Shogun”. Composizioni lunghe e variegate, ben concepite e rifinite come da tradizione, assolutamente a fuoco dall’inizio alla fine, senza alcuna sbavatura. Un album corale, con Heafy che lascia molto spazio alla musica, agli scambi chitarristici e ai compagni ma non trascura la sua attenzione maniacale verso linee pulite e perfette, risultando agli apici della sua carriera, votato al melodico ma con la possibilità di sfoderare il recuperato e ringiovanito growl che tanto è mancato nel precedente “Silence In The Snow”. Una sorta di greatest hits fatto di inediti, che trova solido appiglio nella versatilità dell’ennesimo nuovo ingresso alle pelli – Alex Bent dai Battlecross – capace di adattarsi alle diverse anime coesistenti nel gruppo. L’autoaffermazione di cui i Trivium avevano bisogno, che scrolla di dosso paragoni importanti e l’album migliore del gruppo dai tempi di In Waves. Resta da smantellare del tutto quell’aria da perfettini, di calcolata risolutezza, per raggiungere il consenso unanime, ma la strada secondo chi scrive è quella giusta. Finalmente i Trivium hanno un album che li rappresenta al 100%, nelle loro qualità e nel loro percorso artistico.