7.5
- Band: TRIVIUM
- Durata: 00:45:03
- Disponibile dal: 24/04/2020
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Dopo una pausa forzata per la paternità del frontman Matt Heafy i Trivium sono tornati in pista con un tour di successo assieme a Power Trip e Venom Prison e una performance memorabile al Download Festival 2019, probabilmente il loro concerto più grande in una carriera che si avvia verso il ventennale. Vista la distanza dal precedente “The Sin And The Sentence” (2017) i tempi sono maturi, nel 2020, per un nuovo capitolo discografico che andasse a colmare l’attesa per un ritorno corale, visto che Heafy è sempre rimasto molto vicino alla propria audience con una carriera ormai consolidata come streamer su Twitch. Come da copione i primi teaser sono arrivati a febbraio, con “Catastrophist” ad aprire le danze seguita poco dopo dalla titletrack “What the Dead Men Say”, da “Amongst the Shadows & the Stones” e infine da “Bleed Into Me”. Un antipasto importante che ha mostrato una forma invidiabile per il quartetto di Orlando, con l’apripista che sarà una sicura hit dal vivo, un secondo singolo convincente, un brano violento come “Amongst…” che ha fatto sognare i vecchi fan e una “Bleed Into Me” che da’ un colpo alla botte per gli amanti dei Trivium più melodici. Cosa ci aspetta dunque nei restanti sei pezzi? I Trivium saranno riusciti a ripetersi vista la carriera discontinua che ha mostrato più di una volta dei mezzi passi falsi dopo i migliori lavori della propria discografia? Già notare che i primi singoli sono i primi quattro pezzi del disco fa ben sperare, ma è al primo ascolto di “The Defiant” che ci si crede davvero: la traccia numero sei contiene infatti il ritornello più memorabile del’opera, che può essere sicuramente annoverato tra i loro migliori di sempre. La seconda parte contiene i brani più sperimentali, tecnici e succulenti, dove la band mostra, a questo punto della carriera, una confidenza nei propri mezzi ormai acquisita, riuscendo a dare il meglio senza forzarsi volontariamente in una direzione. Una naturalezza che fa risplendere le parti di ogni singolo componente quanto le vocals di Heafy, molto impostate ma mai così convincenti. Lo spazio alle strumentali della strutturata “Sickness Unto You”, lo shredding e la chiusura epica di “The Ones We Leave Behind” declassano “Amongst…” ad un brano prudente, recuperando tra riff galoppanti ed influenze estreme quella ferinità di cui i Trivium sono sempre stati in difetto, grazie anche alla tremenda prova del batterista Alex Bent (che sia finalmente l’incastro adatto alla formazione?). Si continua quindi a sfruttare il miglior pregio acquisito in “The Sin And The Sentence”, ovvero la capacità di sovrapporre con successo i diversi stili acquisiti sia nel corso del disco che all’interno delle stesse canzoni, magari senza troppe tracce che emergono dalla raccolta ma con equilibrio ed innegabile perizia. “What The Dead Man Say” è insomma un importante segnale di continuità, esattamente quello di cui la band, coi suoi sostenitori, aveva bisogno.