8.0
- Band: TSJUDER
- Durata: 00:46:19
- Disponibile dal: 18/09/2015
- Etichetta:
- Season Of Mist
- Distributore: Audioglobe
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A conti fatti, “Desert Northern Hell” si è rivelato come qualcosa di più che un semplice fuoco di paglia, buono per bruciare sul momento e non lasciare tracce dietro di sé: quell’album, uscito in un periodo, il 2004, di estrema transizione per tutto il genere black metal, ha dimostrato una tenacia, una furia interiore che è sopravvissuta alla prova del tempo, divenendo a conti fatti uno dei più fulgidi esempi di black metal vecchia maniera dello scorso decennio. Un lascito importante, a cui gli Tsjuder non avevano saputo rispondere adeguatamente con il successivo “Legion Helvete”, troppo impegnato a confondersi con il thrash e poco focalizzato sulla perversa malvagità che ha reso fama al terzetto norvegese. Un seguito amaro per una storia tutta in discesa, che gira pagina però oggi con il fresco “Antiliv”, parto neonato sotto l’egida di Season Of Mist e ritorno in pompa magna ai fasti innevati e tempestosi che avevano stregato più di dieci anni fa. Sembra incredibile che “Kaos” – più che il titolo dell’opener, una vera e propria dichiarazione di intenti – ripresenti le stesse caratteristiche vincenti in maniera pressoché intatta, con i blast beat a bufera, i muri di accordi stridenti e le frasi in tremolo picking che hanno reso grande un’intera nazione musicale come la Norvegia (“Krater”). Fa quasi impressione notare la fluidità con cui il mid-tempo infernale e trascinante si fonde con successo nell’ennesimo assalto all’arma bianca, verso la gola dell’ascoltatore (“Norge”, “Djevelens Mesterwek”), donando nuova vita a riff evocati nelle loro prime incarnazioni decenni fa, ma ancora vivi e sanguinanti nelle note di questo disco. “Antiliv” possiede insomma un’anima annerita nel profondo, uno spirito dannato che riporta con la mente alle cose migliori sentite dagli Tsjuder in tutta la loro discografia: obiettivamente, si tratta di una formula e di soluzioni estrapolate senza mezzi termini da un periodo circoscritto e ben definito, aggiungendo agli ingredienti solamente una vaga ascendenza epica che, soprattutto nella titletrack di chiusura, richiama alla mente i connazionali Immortal, ma mai come in questo caso avvicinarsi con tanta dedizione all’operato del passato rappresenta un segno di valore e fedeltà alla linea. Tutto cambia mentre niente cambia per gli Tsjuder, con risultati insperati e stupefacenti.