8.0
- Band: TSJUDER
- Durata: 00:41:20
- Disponibile dal: 23/06/2023
- Etichetta:
- Season Of Mist
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Gli Tsjuder hanno ragione su tutto in questo nuovo “Helvegr”, un grande album dove tutte le scelte fatte dalla band sono assolutamente perfette. Di tanto in tanto la Norvegia rialza la testa per dimostrare al mondo intero quale sia la patria per eccellenza della musica black metal, ed in questo caso sono i degni alfieri Tsjuder a fare da portabandiera.
Qui non si fanno sconti, e l’opener “Iron Beast” travolge subito l’ascoltatore grazie alla sua insita furia iconoclasta, enfatizzata da una produzione killer ed una esecuzione dei brani perfetta, ma a tutto ciò la band ci ha da tempo abituato bene. Con la successiva “Prestehammeren” le cose un po’ cambiano, nel senso che su questo pezzo i nostri sfoderano tutte le sue influenze thrash metal che sono insite nella sua natura sin dai primi tempi. Il brano è piuttosto semplice e lineare, certo non il migliore della release, ma la cattiveria riversata aiuta a far galleggiare anche questo capitolo in cui il groove di uno dei riff portanti ha qualcosa che può ricordare i thrasher inglesi Deathwish ai tempi del bel “Demon Preacher”.
A dimostrazione del fatto che questo lavoro contiene molti spunti interessanti e diversi tra loro, la successiva “Surtr” di fatto ci catapulta nella mitologia vichinga, una sfera che gli Tsjuder vedono sotto una tetra e personale luce. Non preoccupatevi, anche questo brano è aderente al black metal al 100%, ci sono soltanto delle piccole sfumature che lo elevano ad un qualcosa di mistico ed arcano.; la canzone è sì violenta, ma anche una delle più mature ed articolate dell’interao disco, è dotata di un tocco tagliente melodico ed è ammantata di un invisibile velo apocalittico degno di quella fine del mondo preannunciata nella mitologia dall’arrivo del dio Surtr.
Anche questa prova viene superata brillantemente e dimostra come questa band sia riuscita a superare le grandi aspettative: il martello sonoro degli Tsjuder continua a picchiare anche nei capitoli successivi, regalando sempre un ottimo riffing, stop-and-go da cardiopalma e qualche assolo di chitarra frenetico in pieno stile thrash Slayer/Kreator Anni ‘80. Anche l’alternanza del mood all’interno dello stesso brano è un punto di forza, si pensi a “Chaos Fiend” inizialmente puramente bestiale, ma capace di virare in modo naturale in un refrain rallentato mozzafiato.
Ma se c’è una canzone che meglio di tutte rappresenta questo gruppo nel 2023, è senza ombra di dubbio la devastante “Gods Of Black Blood”, in grado di contenere l’essenza più pura profusa dalla band in tutti i suoi anni di attività. Dopo l’ascolto di questo brano anche un profano capirà perchè gli Tsjuder godono di grande rispetto e considerazione a livello internazionale da parte di pubblico e critica. A sorpresa la title-track è il brano più ipnotico ed intricato dell’intero lotto, altro aspetto che i due battleaxe Nag e Draugluin hanno deciso di mostrare fieramente al pubblico. Parliamo di black metal nella sua essenza più pura e genuina, ma non ci vuole tanto a capire che il livello raggiunto è davvero elevato e la proposta musicale offerta è assai più profonda ed articolata di quello che si potrebbe immaginare.
L’ultima sorpresa che il duo diabolico di offre è il requiem finale di “Hvit Død”, una marcia funebre che dimostra come l’obiettivo sia stato raggiunto: l’omicidio sonoro è compiuto, l’assassinio di tutta la concorrenza nel nome del puro black metal è stato portato a termine egregiamente, perché gli Tsjuder sono implacabili e non falliscono mai.