8.0
- Band: TSUBO
- Durata: 00:35:22
- Disponibile dal: 21/04/2023
- Etichetta:
- End of Silence Records
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Fa davvero piacere ritrovare gli Tsubo con un nuovo album vero e proprio, a oltre dieci anni dal notevole exploit firmato con “… Con cognizione di causa”. Da allora il gruppo laziale non ha mai fatto realmente perdere le proprie tracce, ma, al contempo, non ha sempre dato l’idea di essere una presenza costante nel nostro panorama, pur rilasciando negli ultimi anni due mini indubbiamente efficaci come “Disdegno” e il “The C-19 EP”. Il nuovo “Capitale Umano” sa tuttavia di vero ritorno, di prova maiuscola con cui fissare uno standard per tutto ciò che eventualmente arriverà dopo. Ritroviamo i death-grinder di Latina più maturi, forse più disillusi, ma sempre fieramente combattenti, come se gli anni di relativo silenzio avessero trasmesso al quartetto le virtù dell’attesa, della pazienza nel trovare il varco giusto per fare esplodere con ingegno un songwriting capace ancora di scolpire riff ruvidissimi così come di quietarsi fugacemente su onde che non disdegnano differenti panorami sonori.
La scrittura degli Tsubo evidentemente soffre l’angustia degli spazi in cui circola poco ossigeno: anche quando si muove su registri particolarmente serrati, ha bisogno di uscire fuori, oltre la cortina dei soliti contesti per esprimere tutto il suo potenziale, in ragione di una conclamata idiosincrasia verso ogni forma di stanzialità. Rispetto al primo full-length, si percepisce una componente hardcore un filo più marcata, sottolineata in primis dal timbro più crudo e spontaneo del ‘nuovo’ frontman Valentino Roma, i cui versi in lingua madre non possono che rimandare alla grande stagione della scena HC tricolore degli anni Ottanta e dei primi Novanta. Ascoltando il disco, sembra che l’eco di quella detonazione ancora risuoni fortemente come un’onda lunga. Per lo stesso motivo, vista ovviamente anche l’impronta più metallica della proposta, risulta poi scontato il paragone con i Cripple Bastards, altri leggendari alfieri del nostro panorama, i cui insegnamenti in tema di sfrontata commistione tra hardcore, noisecore, grind e thrash di una volta riecheggiano in diversi episodi di questo lavoro.
Si parlava tuttavia anche di un carattere mutevole, di un approccio alla composizione poco incline alla ripetizione su schemi consolidati: “Capitale Umano”, in effetti, si fa ricordare anche per delle parentesi più oblique e fluttuanti, con dei riff di chitarra che talvolta acquistano cadenze voivodiane e delle digressioni strumentali in midtempo dove misteri, echi e bagliori si intrecciano in una materia vibrante. A volta, gli Tsubo decidono insomma di fare calare il ritmo per far salire ulteriormente il tasso creativo, evitando di ricorrere al mestiere per mimare i luoghi comuni di certa scrittura rumorosa. La tracklist dell’album prende così una piega vivace e dinamica, sorprendendo lungo il suo percorso zigzagante per la varietà dei piani di lettura e per la perfetta sintesi delle esperienze e della diversa sensibilità dei musicisti coinvolti, in un dualismo tra potenza tellurica e desiderio di abbandonare la propria comfort zone. Ne esce un’opera attuale nei contenuti ed efficace nei modi, che ci sentiamo senz’altro di annoverare tra le più riuscite degli ultimi tempi in campo grind e affini.