6.5
- Band: TULPA
- Durata: 00:42:05
- Disponibile dal: 28/09/2019
- Etichetta:
- Talheim Records
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Dopo un EP introduttivo di un paio di anni fa, i Tulpa rilasciano il primo album di lunga durata a tre anni dalla loro formazione, confezionando un album piuttosto deciso circa la sua direzione artistica nonostante la relativa giovinezza della band. La presenza in formazione di musicisti già scafati appartenenti alle file di Forgotten Tomb e Nocturnal Depression infatti, dona al lavoro un carattere autoritario e formalmente ineccepibile, per quanto in realtà abbastanza lontano dalle tipiche sonorità delle band sopracitate: permangono sicuramente umori depressivi ed oscuri, così come un riffing alternato e dei fugaci blast beat che rimandano diretti alla scuola black metal tradizionale, ma a farla da padrone è il forsennato d-beat di Kyoo Nam Rossi, che conduce le fila di un crust-hardcore veloce ed incazzato, più vicino sicuramente come concezione alla tradizione di Fall Of Efrafra, Modern Life Is War o Wolfbrigade, che non alle gelide sonorità del metal scandinavo. Anche la costante proposta di melodie lente e riflessive, suonate spesso senza distorsioni e pronte ad esplodere nell’ennesimo assalto a testa bassa, ricordano una ricerca melodica fondamentale per questo genere, passando con buona misura tra umori apparentemente contrastanti con buon estro compositivo. E’ pur vero che ci si sente talvolta frenati dall’eccessiva lunghezza di queste melense partiture, ottimo espediente per spezzare il ritmo ma tirate troppo per le lunghe in alcuni frangenti, finendo per allungare oltremodo la durata di un album che avrebbe potuto certamente dimostrare il proprio carattere anche con una decina di minuti in meno. Poco male comunque, perché la band sa picchiare forte quando necessario, come dimostrano non a caso i brani più brevi e diretti del lotto, unendo, miracolosamente, lo spirito punk e black metal sotto un unico e credibile tetto e mostrando il lato più prolifico e riuscito dei Tulpa. Se la colonna vertebrale del gruppo è insomma costituita da un midollo crust stabile e solido, sono piuttosto le sue articolazioni a mostrare qualche deformità, riuscendo spesso ad aggiungere profondità al sound della band ma cadendo qualche volta in qualche lungaggine di troppo. “Unhealed” vive quindi di luci ed ombre, come è forse giusto che sia per un debut album, ma siamo sicuri che il percorso intrapreso sia quello buono per questa giovane formazione italiana.