8.0
- Band: TURISAS
- Durata: 00:57:21
- Disponibile dal: 26/07/2004
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
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1997, Hameenlinna, Finlandia: l’antico Dio della Guerra finnico, Turisas, si ridesta, riprende coscienza e si impossessa dell’ignaro corpo di Mathias Nygard, invasandolo e trasformandolo nel bellicoso guerriero rispondente al nome di Warlord Nygard. Nascono così i Turisas, combo scandinavo giunto oggi alla pubblicazione del proprio debutto discografico, intitolato più che mai emblematicamente “Battle Metal”. Fan del power, dell’epic, del folk, del viking, del pagan metal, accorrete in massa, in quanto il platter in questione è un fulmine a ciel sereno…un fulmine di guerra, ovviamente! All’ascolto della musica proposta, a ben vedere neanche tanto innovativa e sconvolgente, sovvengono alla mente una miriade di influenze, sia musicali, sia attitudinali, a partire dai nostrani Rhapsody, passando da Skyclad, Therion e Blind Guardian, per poi giungere ai più alti esponenti del viking e del war metal, gente del calibro di Enslaved o Twin Obscenity. Tutto ciò, però, non tragga in inganno chi già sta storcendo il naso: i Turisas sono in grado di creare atmosfere assolutamente uniche, magiche, ancestrali e guerresche, come pochi in passato, grazie ad un incredibile lavoro d’arrangiamento dei brani e ad un emozionante tourbillon di soluzioni vocali, le quali spaziano da cori folkish (nella maggior parte dei casi, si parla di folk scandinavo) a voci pulite, da interventi lirici a parti recitate, perfettamente collegate tra loro dall’arcigno timbro di Warlord Nygard. Davvero prepotenti sono le orchestrazioni ai synth e alle tastiere, riproducenti suoni di corni, flauti, fisarmoniche e violini come se piovessero dal cielo. L’apporto chitarristico del co-fondatore della band, Jussi Wickstrom, e del secondo chitarrista Georg Laakso (fra l’altro, reduce da un accoltellamento…) è esclusivamente ritmico e posto forse un po’ troppo in secondo piano, ma, sinceramente, è un difetto su cui facilmente si sorvola. La prima traccia, “Victoriae & Triumphi Dominus”, pur essendo la classica intro sinfonica stile-Rhapsody, fa intuire subito che siamo di fronte a qualcosa di molto piacevole, in quanto l’epicità del pezzo è realmente strabordante. Da qui in avanti, non un passo falso, poche note fuori posto e nessun brano scadente: fra anthemiche cavalcate pagane (“As Torches Rise”, la title-track, “The Messenger”), brani lunghi, complessi ed articolati (“The Land Of Hope And Glory”, “One More”, “Rex Regi Rebellis”) e divagazioni nel folk più danzante e caciarone (“Sahti-Waari”), l’album scorre via in modo entusiasmante e divertente. Convintissimi delle loro possibilità e del loro credo (basta farsi un giro sul sito ufficiale della band e sbirciare come sono soliti conciarsi), i Turisas esordiscono con un botto di notevoli dimensioni: la produzione è perfetta e la musica appagante in toto. Che martelli, spade e mazze ferrate si incrocino, infine, e che sangue sia versato, in onore del Dio Turisas! Esaltati ma esaltanti.