7.0
- Band: TURISAS
- Durata: 00:46:13
- Disponibile dal: 28/02/2011
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: EMI
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Arrivano alla temuta prova del terzo disco i finnici Turisas, sicuramente la formazione che, all’interno del movimento folk-metal venuto allo scoperto da qualche anno, mostra le più alte ed elevate ambizioni compositive e commerciali, nonostante lo stile che la band di Hameenlinna sta forgiando col tempo non sia certo fra i più immediati e ricettivi nel genere. Dopo lo sfavillante e battagliero esordio “Battle Metal”, infatti, l’estro di Mathias ‘Warlord’ Nygard – voce, tastiere, principale compositore e leader maximo dei Turisas – si è concentrato intensamente sul proprio lato cinematografico e di cantastorie, andando a complicare e raffinare un songwriting già di per sé zeppo di elementi. “The Varangian Way” è stato un album difficile da assimilare, il nuovo “Stand Up And Fight” ne ricalca le orme: l’intento di Nygard è proprio quello di dare maggiore importanza al lato enfatico, visivo e ridondante della proposta della propria band, infischiandosene della genuina presa rapida di “Battle Metal” e costruendo architetture di canzoni sempre più elaborate, meticolose e laboriosamente arrangiate. E’ chiaro ed evidente come “Stand Up And Fight” – liricamente il seguito della storia sviluppata nel precedente lavoro – abbia così gli stessi difetti e gli stessi pregi di “The Varangian Way”, anche se va segnalata una spiccata attenzione alla creazione di ritornelli da stadio (“Take The Day!” e la title-track ne sono fulgidi esempi) veramente impeccabili e deliziosamente gloriosi. Una generale pacatezza, dovuta anche alle piacevoli sezioni acustiche interpretate da un vocalist in costante miglioramento, permea questo album, che avvicina i Turisas ad entità di storico valore quali Blind Guardian e Therion e li allontana un po’ dalla caciarona scena finlandese, della quale i ragazzi paiono essere l’elemento fuoriclasse. “Stand Up And Fight” perde vigore solo nel terzetto di brani finali, troppo lunghi e qualitativamente inferiori ad una prima metà di disco formalmente perfetta e che rende il nostro giudizio certamente positivo. Sottolineando il coraggio che mostrano i Turisas nelle loro scelte, è altresì vero che questa superiorità d’intenti li rende un po’ stucchevoli e macchinosi nella fruizione. Bel disco, insomma, ma ci vuole pazienza.