8.0
- Band: TURNSTILE
- Durata: 00:34:57
- Disponibile dal: 27/08/2021
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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L’essenziale. Citiamo Marco Mengoni per introdurre il nuovo lavoro dei Turnstsile perchè tutto qui è essenziale: dall’artwork minimale al booklet di due pagine passando per il retro del CD in stile primi anni ’90. Essenziale è anche la distribuzione/promozione, qui praticamente inesistente pur avendo alle spalle un’etichetta importante come la Roadrunner, così come essenziale (ma stavolta nel senso letterale del termine) è anche prestare ascolto a “GLOW ON” se si è cresciuti negli anni d’oro di MTV e si vuole restare al passo coi tempi. Cavalcando l’onda retromaniaca, che dagli anni ’80 sta velocemente galoppando verso i ’90, la formazione di Baltimora sembra aver trovato la definitiva quadratura del cerchio con il terzo disco, una miscela esplosiva di nu-metal, punk-rock ed alternative che per semplicità potremmo definire come ‘post-hardcore casinaro ma con stile’. Lungi dal voler scimmiottare i vari Fred Durst e Dexter Holland, che peraltro se la cavano ancora alla grande, Brendan Yates e soci si distinguono dai loro predecessori grazie all’inserimento di passaggi raffinati al limite del dream-pop, senza tuttavia risultare troppo fighetti per chi è cresciuto a pane e Tony Hawk. Emblematica in questo senso la collaborazione con Blood Orange, cantautore che spazia dalla rilassante “ALIEN LOVE CALL” allo shoegaze di “LONELY DEZIRES”, così come i ritmi latini di “DON’T PLAY” o “UNDERWATER BOI” sorpassano a sinistra gli ultimi Twenty One Pilots (con cui peraltro condividono il produttore), mettendo d’accordo i lettori di Pitchfork e di Kerrang. I fanatici del fitness aggiungano pure “BLACKOUT”, “HOLIDAY”, “WILD WRLD” o “T.L.C. (TURNSTILE LOVE CONNECTION)” nelle proprie playlist da palestra, ma il bello è che perfino interludi come “HUMANOID / SHAKE IT UP” o “NO SURPRISE” hanno una loro dignità, a riprova di come i Turnstile non siano una band solo ‘singoli e distintivo’. Forse è ancora presto per parlare di album dell’anno o della nascita di un nuovo genere, ma se i Beastie Boys degli anni ’80 avessero viaggiato ai giorni nostri con la DeLorean, ci immaginiamo sarebbero usciti con un disco dinamitardo come “GLOW ON”.